Non c’è pace per l’influencer incinta di Mariupol. Rapita dai russi e costretta a girare questo video

3 Apr 2022 12:00 - di Penelope Corrado
influencer incinta Mariupol

Sulle chat filorusse, in queste ore, sta circolando il video di Maryana Vyscemyrska, la giovanissima influencer ucraina diventata il ‘simbolo’ del bombardamento russo sull’ospedale pediatrico di Mariupol: la sua foto in cui fugge incinta in pigiama dalla struttura sanitaria devastata era diventata virale.

Nel video in questone, la giovane è inquadrata su un divano. Fornisce quindi una versione dove evita accuratamente le parole “guerra”, “bombe” e altri termini scomodi al Cremlino.  Secondo la denuncia dei media ucraini, in realtà, la giovane influencer è stata presa in ostaggio dai militari russi. Inizialmente i suoi parenti hanno chiesto di portarla sul territorio controllato dall’Ucraina perché i russi l’avrebbero utilizzata per i loro scopi propagandistici ma ciò non è stato possibile. Così la giovane influencer, dopo aver partorito sotto le bombe, ora è diventata una preda di guerra e una testimonial dell’intervento russo in Ucraina.

L’influencer incinta di Mariupol è diventata una preda di guerra

La propaganda di Mosca ha spammato sui social l'”intervista” con Maryana Vyshemirskaya (Podgurskaya) Il video contiene numerosi tagli e montaggi. La vittima dei bombardamenti dell’ospedale di maternità conferma alla telecamera che la roccaforte militare di Azov” si trovava nell’ospedale pediatrico.

L’esercito di Mosca, dopo l’attacco, aveva sostenuto che l’edificio bombardato non era più usato come struttura sanitaria e che la ragazza in questione avesse persino indossato abiti diversi per farsi scattare delle immagini strategicamente studiate. Qualche giorno dopo il raid, la giornalista ucraina, Olga Tokariuk, aveva invece dato la notizia del parto di una bambina.

“Per Marianna il Cremlino ha usato il metodo Aleppo”

La giornalista Olga Tokariuk bolla l’intervista come manipolata o montata ad arte. «Sappiamo che questa è una ben nota tecnica di propaganda del Cremlino. Nel 2016 la foto del piccolo insanguinato Omar Daqneesh di #Aleppo si è diffusa in tutto il mondo. Dopo che il regime siriano ha riconquistato la città-stato, la tv di stato ha messo lui e suo padre davanti a una telecamera, chiedendo loro di sfatare la storia».

Aleppo

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