“Bambino di me…, un pirla. Mio figlio bullizzato dalle maestre”: mamma trova in chat il diario dell’orrore
Bullizzato. Severamente punito. E umiliato con epiteti pesanti: come “pirla” e “bambino di me..a”. È quanto una madre (e insegnante) di Pavia ha trovato in una chat aprendo l’applicazione WhatsApp Web, lasciata attiva. E dove, in un gruppo, interagivano una docente, referente della dirigenza, e altre due colleghe. Il motivo per cui oggi una mamma accusa tre maestre di una scuola elementare nel centro storico di Pavia. Responsabili, a sua detta – come riporta tra gli altri il sito del Tgcom24 – di aver «bullizzato suo figlio. Infliggendogli punizioni e costringendolo, in un’occasione, a restare fuori della classe».
Choc a Pavia, una madre denuncia: «Le maestre hanno bullizzato mio figlio»
Non solo. Come riporta sulla sconcertante vicenda anche il sito di Prima Pavia, secondo la mamma del piccolo, che insegna nello stesso istituto, quella chat in cui sarebbe incappata per caso, registrerebbe un diario dell’orrore riempito dai messaggi che si scambiavano le maestre. Comunicazioni in cui suo figlio veniva etichettato come «bambino di m… un pirla. Un bimbo sporco». E non finisce qui. L’alunno era stato anche ritratto in una foto in cui lo si vede «in castigo al banco con lo sguardo basso e le braccia incrociate». Motivi più che validi che hanno indotto la mamma, insieme al marito, a presentare un esposto all’Ufficio scolastico regionale e provinciale, alla dirigente scolastica dell’istituto, al difensore civico di Regione Lombardia e alla diocesi di Pavia. E su cui il Provveditorato ha avviato una verifica interna.
La chat, un diario dell’orrore scoperto per caso
La notizia, che ha riportato La Provincia pavese e che poi ha rilanciato anche il Corriere Milano. Quest’ultimo, in particolare, ha intervistato la donna e pubblicato alcuni screen della chat. Che registrano e stigmatizzano l’orrore di quanto sarebbe accaduto. «Verso la fine di febbraio una collega mi ha chiesto di dare un’occhiata a un computer perché stava dando dei problemi – riferisce la donna –. Come spesso accade, si è aperta l’applicazione WhatsApp Web, lasciata attiva. In un gruppo in cui interagivano una docente, referente della dirigenza, e altre due colleghe, ho letto il cognome di mio figlio e ho voluto approfondire. Mi sono pietrificata. Mi è bastato digitare il nome di mio figlio: decine di messaggi, vocali zeppi di insulti da novembre dello scorso anno».
«Mio figlio descritto come un bambino in abiti sudici, un incapace che si limitava a frignare»
E ancora. «Mio figlio descritto come un bambino sporco, che arrivava a scuola senza essere lavato e con gli abiti sudici. Un incapace che non riusciva a stare al passo con i compagni e che si limitava a frignare. Sono sconvolta, anche se il sostegno di una psicologa ci sta aiutando a superare la vicenda». La madre si sofferma sul fatto che a colpirla è stato soprattutto il tenore dei messaggi, particolarmente pesanti. E tutti intestati a suo figlio. Non solo. In base a quanto riferisce il Tgcom24, «per i genitori, l’alunno potrebbe essere stato vittima di una ritorsione a causa di alcuni screzi sorti tra sua madre e le altre insegnanti lo scorso anno».
Il dubbio di una ritorsione delle maestre sul piccolo per colpire la madre
Un dubbio di cui la stessa mamma del piccolo, oggetto delle vessazioni, si dice «certa». Aggiungendo: «Lo bullizzavano per ripicca. Il bersaglio ero io che avevo preso le distanze da certi loro comportamenti che non mi appartengono. Come coprire uscite per commissioni in orario lavorativo. O il mancato rispetto di certe regole, soprattutto in periodo Covid, in cui io ero referente d’istituto. A giorni metterò tutto nero su bianco dai carabinieri», conclude la donna. Che alla denuncia mediatica fa sapere di voler aggiungere quella alle forse dell’ordine.