L’Italia riapre, ma è una balla: ecco tutte le restrizioni che rimangono in vigore

12 Feb 2022 9:30 - di Gabriele Alberti

“L’Italia riapre” recitano tutti in coro governo e  mainstream corrente. Ma è una balla. Togliere la mascherina all’aperto  e l’apertura delle discoteche, che in due anni sono state aperte sì e no due mesi, dovrebbero essere le due misure che ci inducono alla baldoria, a stappare bottiglie di champagne. Paginate di “evviva ne siamo fuori” sui giornaloni non si contano. Ma è una balla. Andatelo a raccontare agli insegnanti, agli studenti e ai genitori alle prese con quarantene, dad, ritorno in presenza, poi di nuovo a casa. Con l’incubo di un esame di maturità che è cambiato due volte in una settimana: rebus che neanche gli insegnanti sanno decifrare a pochi mesi dall’esame di stato.

“L’Italia riapre”: i trionfalismi ingiustificati

Due misure tardive, come lo stop alle mascherine all’aperto e il ritorno sulle piste da ballo non servono a gettare fumo negli occhi. Per il resto, rimaniamo la nazione europea con maggiori restrizioni. L’obbligo vaccinale per gli over 50 anni, l’obbligo di green pass nei luoghi di lavoro restano. Mezzi di trasporto, bar, ristoranti, cinema, teatri, musei: la proroga oltre il 31 marzo venturo della carta verde sembra scontata. Così come l’obbligo di mascherina al chiuso. Almeno fino al 15 giugno 2022, quando decadrà obbligo di vaccinazione per gli over cinquanta. L’Italia riapre: andatelo a raccontare alle persone che dal prossimo martedì dovranno avere il Green pass rafforzato per varcare la soglia dei luoghi di lavoro. Mentre molti altri Paesi d’Europa hanno già operato le “aperture” per cui gli italiani oggi dovrebbero brindare, “l’Italia lascia e raddoppia”, analizza Libero.

Stop mascherine e apertura delle discoteche: misure tardive

Nonostante il virus stia mollando la presa e virologi e scienziati ammettono che è ora di mettere nell’album dei ricordi green pass e stato d’emergenza, noi dovremo attendere la primavera per avere i primi timidi via libera.  “Da inizio aprile, se fate i buoni, Speranza potrebbe rivedere la necessità di carta verde per varcare la soglia di banche, poste e uffici pubblici”. A quel punto potrebbero seguire a ruota gli accessi a parrucchieri, barbieri ed estetisti. Altri due mesetti di sacrifici, su. E che sarà mai?”. Il sarcasmo è d’obbligo, mentre sfilano storie di chiusure forzate di ristoratori, imprenditori del turismo, dell’artigianato: (vedi i vetrai di Murano che sono costretti a chiudere i forni di un’eccellenza unica al mondo) .Per questo i toni trionfalistici sull’Italia che riapre sono fuori luogo.Almeno si riscoprano il swenso della misura e  il dono della sobrietà.

Intanto da martedì scatta l’obbligo di super Gp sul lavoro

Tra l’altro non c’è da vantarsi troppo. «La decisione di togliere l’obbligo delle mascherine all’aperto è un altro passaggio simbolico verso la fine delle restrizioni – scriveva il Corriere della Sera-. Perché la misura era stata decisa con il decreto del 13 ottobre del 2020, quando a Palazzo Chigi c’era ancora Giuseppe Conte». Tra l’altro i virologi ora ammettono che sono servite poco e in generale servono a poco: all’aperto “non c’è questo grande rischio di contagio”. Vogliono farci credere che il simbolo della “liberazione” è un via libero tardivo e una riapertura della discoteche. Dove, tra l’altro si potrà entrare con il  green pass rafforzato, quindi da guariti o da “trivaccinati”. Non sono due concessioni epocali misure che potevano essere prese già tempo fa. Tra l’altro «il 50 per cento della capienza non vuol dire ripartire. È tamponare. Siamo già al lavoro per arrivare in breve al 100 per cento», spiegano nel settore chi decide di non riapire con una capienza ridotta che non soddisfa.

Eppure, ci è toccato pure in sorte ascoltare il senatore di Leu Ruotolo affermare: “Non è il momento ancora di cedere alla volgia di libertà”; e leggere fior di editorialisti scrivere. “La mascherina ci mancherà”, come annota Nicola Porro nella sua “Zuppa” quotidiana.

In Europa le nostre aperture sono già  in vigore

Guai, poi, a dire a qualche esponente della maggioranza di governo che la Gran Bretagna ha annunciato da tempo il ritorno alla normalità. Guardare i talk show politici per credere. Chi lo fa notare viene zittito, guai a confrontarci con gli altri, noi siamo i migliori: “la Gb non è un modello”, zittiscono gli interlocutori. Eppure il governo inglese non ha imposto  vaccini o green pass per chi deve andare al lavoroa. E adesso Londra decide di abolire la quarantena pure per i positivi: il Covid sarà affrontato al pari di un’influenza. Nello Stato di New York hanno revocato l’obbligo delle mascherine al chiuso e del vaccino per entrare in ristoranti e negozi. In Francia già dal 2 febbraio non occorrono le mascherine all’aperto; e a fine marzo sarà eliminato il pass vaccinale, equivalente al nostro super green pass. Parliamo di due mesi di anticipo rispetto all’Italia. L’Italia riapre, ma è fumo negli occhi.

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