Giornalista neozelandese incinta respinta dal suo governo deve chiedere la protezione dei Talebani
La giornalista Charlotte Bellis non ha avuto altra scelta che rivolgersi ai Talebani per chiedere aiuto durante la sua gravidanza. Nota a livello internazionale per essere tra le prime ad aver intervistato i leader talebani dopo la loro salita al potere e chiedere loro conto delle politiche rivolte alle ragazze e alle donne, Bellis ha scoperto di essere incinta mentre si trovava in Afghanistan e ha deciso di dimettersi dall’emittente al-Jazeera. Impossibile, infatti, vivere in Qatar, dove ha sede l’emittente e dove il sesso fuori dal matrimonio è illegale. Come quindi è illegale la relazione con il suo compagno e padre del bambino, Jim Huylebroek, con il quale non è sposata. Trasferitasi in Belgio, Paese natale di Huylebroek, non ha potuto restarvi a lungo in quanto non residente. La Nuova Zelanda, suo Paese di origine, ha respinto la sua richiesta di rimpatrio e di emergenza. E ha posto una serie di ”tecnicismi, confusione e clausole” che hanno impedito il suo rientro in patria, come ha raccontato la stessa giornalista a Rnz.
La giornalista neozelandese Charlotte Bellis si rivolge ai Talebani
Bellis è stata così costretta a tornare in Afghanistan, unico altro Paese dove lei e il suo compagno hanno vissuto e per il quale hanno il visto, come ha scritto sul New Zealand Herald. ”Capisco che volesse tornare in una data specifica e so che i funzionari l’hanno contattata per ulteriori informazioni poco dopo aver esaminato la sua domanda. I criteri di assegnazione di emergenza includono l’obbligo di recarsi in Nuova Zelanda entro i prossimi 14 giorni. La signora Bellis ha detto che non intendeva viaggiare fino alla fine di febbraio”, ha risposto il ministro neozelandese Chris Hipkins che si occupa dell’emergenza Covid-19.
“So anche che le è stata offerta assistenza consolare neozelandese due volte da quando è tornata in Afghanistan all’inizio di dicembre”, ha aggiunto il ministro. I criteri di assegnazione di emergenza includevano la gravidanza, ha spiegato il ministro. “Ciò include le cure mediche se una madre è all’estero e non può ottenere le cure necessarie dove si trova, e consente alle persone di tornare urgentemente in Nuova Zelanda per fornire cure a una persona a carico, come il coniuge o il partner che è incinta”, ha proseguito.