Angelo Burzi, i funerali e la lettera di addio: «Sono innocente, protesto interrompendo il gioco»
C’era anche il gonfalone della Regione Piemonte nella chiesa di San Filippo Neri, nel centro di Torino, dove oggi si sono celebrati i commossi e partecipati funerali di Angelo Burzi, l’ex assessore regionale e fondatore di Forza Italia in Piemonte, che si è tolto la vita la notte di Natale, dopo che alcune settimane fa aveva ricevuto una condanna in appello a tre anni per la vicenda di Rimborsopoli, rispetto alla quale si era sempre detto innocente. Burzi, che aveva 73 anni, ha spiegato le ragioni della sua scelta drammatica in tre lettere: una alla moglie, una alle figlie e una agli amici del mondo politico, che è stata resa pubblica oggi.
La lettera di addio di Angelo Burzi
«Non sono più in grado di tollerare ulteriormente la sofferenza, l’ansia, l’angoscia che in questi anni ho generato, oltre che a me stesso, anche attorno a me, nelle persone che mi sono più care, mia moglie, le mie figlie, i miei amici», si legge in un passaggio della lettera, resa pubblica dai collaboratori di Burzi. Nel messaggio l’ex assessore fa riferimento ad alcuni problemi di salute, ma il nucleo è la questione giustizia. «Lo scrivente è certo di essere totalmente innocente nei riguardi delle accuse a lui rivolte», si legge ancora nella lettera di Burzi, che si dice anche convinto che «i possibili sviluppi stanno in un possibile ricorso in Cassazione, che avrà con grande probabilità un esito nuovamente negativo alla fine del 2022».
«Arrendermi non è un’opzione, interrompo il gioco»
«Siccome arrendermi non è mai stata un’opzione, frangar non flectar, esprimo la mia protesta più forte interrompendo il gioco, abbandonando il campo in modo definitivo», scrive ancora Burzi, facendo poi riferimento a «dei personaggi che maggiormente hanno contraddistinto in maniera negativa questa mia vicenda in quasi dieci anni». «Dapprima i giudici del primo processo d’Appello, i quali, con una sentenza che definire iniqua e politicamente violenta è molto poco, azzerarono la sentenza di primo grado che mi vide assolto per insussistenza del fatto dopo due anni di dibattimento in aula».
Le accuse ai magistrati e la giustizia come «esempio del peggio»
«Poi l’uomo nero, il vero cattivo della storia, il sostituto procuratore che dall’inizio perseguì la sua logica colpevolista, direi politicamente colpevolista», che «infine trionfò pochi giorni fa con l’esito del rinnovato appello determinato dalle decisioni della Cassazione. In questo caso, con il contributo significativo del presidente e relatore della Corte, l’ultimo arrivato sulla scena». Ricordando, poi, «il ruolo positivo della presidente Bersano di Begey, che svolse eccellentemente il suo non semplice ruolo durante il primo grado del processo», Burzi conclude facendo riferimento a qualche problema di salute piuttosto serio, rispetto al quale però «c’è di peggio» e «la giustizia è un esempio appunto del “peggio”». «Me ne vado in eccellente forma psichica, abbastanza traballante in quella fisica, certo che questo mio gesto estremo sia l’unica strada da me ancora percorribile…», conclude Burzi, affidandosi alla clemenza di Dio.
Renzi: «Tutti dovrebbero leggere questa lettera»
«Credo che nessuno possa giudicare, ma tutti dovrebbero leggere queste parole. Tutti. Politici, giornalisti, magistrati. Tutti», ha scritto Matteo Renzi su Facebook, mentre al funerale è stato l’ex governatore del Piemonte, Roberto Cota, a sottolineare, suscitando applausi e richieste di «giustizia», che Angelo Burzi «era un uomo intelligente, spigoloso, ma faceva le sue battaglie a viso aperto e non ti pugnalava alla schiena. Sapeva superare le divergenze e non portava rancore. Soprattutto era una persona onesta».
L’ultimo saluto ad Angelo Burzi
Tra i presenti, il viceministro allo Sviluppo economico, Gilberto Pichetto, il presidente del Piemonte, Alberto Cirio, l’ex governatore Enzo Ghigo, diversi esponenti di Fratelli d’Italia. Per il centrosinistra torinese, unico tra i presenti il consigliere comunale Silvio Viale. A intervenire in chiesa anche il parlamentare Carlo Giacometto, tra i giovani azzurri più vicini a Burzi, e Pino Chiezzi, storico capogruppo di Rifondazione Comunista in Consiglio regionale, che ne ha ricordato la figura di consigliere e assessore. A concludere gli interventi la moglie di Burzi, Giovanna Perino. «Faceva di tutto per una società nuova e aperta, era convinto che per la comunità servissero idee forti ma praticabili, era un buono dalla personalità forte. La rettitudine e non la debolezza ti ha portato ad esprimere la tua protesta più forte, un ultimo atto d’amore per me».