Nassirya, la vedova del brigadiere Coletta: «La fierezza prevale sul dolore. Ma serve memoria concreta»

4 Nov 2021 15:28 - di Mia Fenice
Coletta

«Fierezza e gratitudine per il sacrificio compiuto da tutti coloro che hanno perso la vita». Lo afferma all’Adnkronos Margherita Caruso Coletta, vedova del brigadiere dei carabinieri Giuseppe Coletta morto nell’attentato di Nassirya, nella Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate. Era il 12 novembre 2003 quando un attentato terroristico alla base italiana in Iraq uccise 19 italiani. Dodici carabinieri, cinque soldati e due civili. Le immagini delle loro bare avvolte nel tricolore commossero il mondo. A diciotto anni dalla strage la vedova Coletta sottolinea: «Il dolore è umano, ma la fierezza prevale: sono fiera di come mio marito ha vissuto non tanto per come è morto, la sua morte è stata la conseguenza della sua scelta di essere carabiniere».

La vedova Coletta sul centenario del Milite Ignoto

Quest’anno che ricorre il centenario del Milite Ignoto, la vedova Coletta ricorda Maria Bergamas, la donna che alla fine della prima guerra mondiale fu scelta per rappresentare tutte le mamme d’Italia che avevano perso un figlio ma il cui corpo non era mai stato restituito e che indicò il “Soldato senza nome” da tumulare nell’Altare della Patria. «Quella madre mi ha colpito l’anima, un dolore lacerante mentre attraversa le bare – spiega ricordando quando scelse il soldato poi definito Milite Ignoto – ma in lui si ricordano tutti coloro che non sono tornati a casa».

«Serve memoria concreta non solo cerimonie»

Ricordare i nostri militari, «la nostra nazione in divisa è un dovere verso la società, la Patria, la nostra meravigliosa nazione», spiega la vedova Coletta. Ma serve «memoria concreta non solo cerimonie: onorarli vuol dire rispettare le regole, rispettare gli altri». Tra pochi giorni, il 12 novembre, saranno diciotto anni dalla strage di Nassiriya: «Solo per grazia di Dio il dolore non è più come quel giorno, altrimenti sarebbe umanamente impossibile. Ma aiuta tanto la fierezza del sacrificio e niente e nessuno può mutare questa verità».

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