Roma, nigeriano aveva stuprato una donna in un asilo: incastrato da un’impronta e arrestato
Incastrato da un’impronta lasciata su una bottiglia di liquore abbandonata in un capanno vicino alla scuola, è stato arrestato il 27enne responsabile della rapina e della violenza sessuale avvenuta, l’11 maggio scorso, ai danni di una dipendente all’interno dell’Istituto d’Istruzione per l’Infanzia Santa Chiara al Torrino. Nelle prime ore di questa mattina i poliziotti della IV Sezione della Squadra Mobile e del Commissariato di Spinaceto hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere applicata dal Gip del Tribunale di Roma. La vittima fu sorpresa dal nigeriano in pieno giorno dal suo aggressore mentre svolgeva le ordinarie mansioni lavorative. L’uomo si era introdotto furtivamente all’interno della mensa della scuola, le aveva puntato un coltello alla gola minacciando di ucciderla e, dopo averla rapinata dei pochi contanti che aveva nel portafogli, l’aveva costretta a subire un violento rapporto sessuale.
Il nigeriano aveva stuprato una cuoca nella mensa
La vittima fu sorpresa in pieno giorno dal suo aggressore mentre svolgeva le ordinarie mansioni lavorative. L’uomo si era introdotto furtivamente all’interno della mensa della scuola, le aveva puntato un coltello alla gola minacciando di ucciderla e, dopo averla rapinata dei pochi contanti che aveva nel portafogli, l’aveva costretta a subire un violento rapporto sessuale.
Decisiva l’impronta digitale dello stupratore
La complessa attività di indagine, svolta dagli investigatori della Polizia di Stato specializzati in reati di violenza di genere e diretta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, ha portato all’identificazione dell’uomo dileguatosi senza lasciare tracce. L’accurata attività di sopralluogo con la Polizia Scientifica, partita dalla scena del crimine ed estesa all’area boschiva circostante, ha indirizzato l’attenzione degli inquirenti su uno straniero che vive e lavora lontano dal posto dell’aggressione. Isolata l’impronta del nigeriano ed eseguiti i successivi accertamenti sulle tracce biologiche trovate sui reperti sequestrati, si è arrivati a identificare il 27enne ora in carcere.