Storica scoperta nella cura dell’Alzheimer: rallenta la malattia e protegge il cervello ma è molto costosa

7 Giu 2021 20:32 - di Leo Malaspina

Approvato in Usa dall’Fda il primo trattamento anti Alzheimer dopo quasi 20 anni. Si tratta di un anticorpo monoclonale (Aducanumab) di Biogen ed è indicato per chi ha forme lievi di deterioramento cognitivo o una demenza allo stadio iniziale, entrambe causate dall’Alzheimer. Questo anticorpo monoclonale è il primo farmaco progettato per influenzare il decorso della malattia rallentando il deterioramento delle funzioni cerebrali e non solo per alleviare i sintomi. Dal 2003 – riporta il ‘Washington Post‘ – nessun farmaco è stato approvato per l’Alzheimer. Ma non cura la malattia né può invertire i suoi drammatici effetti sulla condizioni mentale dei pazienti. Secondo indiscrezioni il prezzo di questa terapia potrebbe arrivare a 50mila dollari l’anno.

Alzheimer, la soddisfazione dei ricercatori

L’anticorpo monoclonale anti-Alzheimer approvato in Usa dopo quasi vent’anni “a differenza dei due ultimi farmaci che incidevano solo su alcuni sintomi, modifica l’andamento naturale della malattia e la sua progressione. E’ il primo farmaco dopo vent’anni che sembra poter aiutare i malati, ma non sarà per tutte le persone colpite da Alzheimer”. Lo spiega all’Adnkronos Salute Paolo Maria Rossini, direttore del Dipartimento di neuroscienze-neuroriabilitazione dell’Irccs San Raffaele Roma. “E’ comunque una notizia notevole – aggiunge – quando la scienza sfonda una porta, poi si aprono strade davvero importanti”.

“Questo nuovo farmaco è il primo in grado di interferire con uno dei tanti ‘killer’, la proteina beta-amiloide ma per quello che ricordo ha potenziali effetti collaterali come microemorragie cerebrali – avverte Rossini – Chi lo farà, stimo in Italia circa 100mila pazienti candidali se ci sarà l’ok dell’Ema e dell’Aifa, dovrà sottoporsi a risonanze magnetiche e aver documentato la presenza della proteina beta-amiloide. Faccio un esempio, non è che una persona si può prendere l’insulina senza aver la glicemia alta. Quindi occorrono controlli ed esami frequenti”.

Una svolta storica, secondo l’associazione dei malati

“L’ok dell’Fda all’anticorpo monoclonale anti-Alzheimer è una vittoria per le persone che vivono con la malattia e per le loro famiglie”, dice Harry John, presidente dell’Alzheimer’s Association.

Con l’anticorpo monoclonale anti-Alzheimer approvato in Usa “si apre una nuova strada per i pazienti e questo trattamento è più che una speranza: è la prima terapia che potrebbe impedire lo sviluppo della malattia”, è il commento all’Adnkronos Salute di Gioacchino Tedeschi, presidente della Società italiana di neurologia (Sin). “E’ indicato per le persone che hanno caratteristiche che predispongono all’Alzheimer, parliamo di over 65 con depositi di proteina amiloide nel cervello, e un’alta probabilità di sviluppare un deficit cognitivo: in Italia è possibile stimare tra 100-300mila persone”, aggiunge Tedeschi.

“Il paziente dovrà essere selezionato accuratamente – avverte il presidente Sin – per una terapia mensile che necessita di una risonanza magnetica, per evitare alcuni effetti collaterali che potrebbero verificarsi a danno del sistema nervoso centrale, quindi l’anticorpo monoclonale dovrà essere somministrato sono in centri specializzati”.

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