Stefano Cucchi, condannati a 13 anni in Appello i due carabinieri colpevoli del pestaggio in caserma

7 Mag 2021 18:54 - di Redazione

Condannati a 13 anni per omicidio preterintenzionale i due carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro accusati del pestaggio di Stefano Cucchi. È la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Roma nel processo per la morte del giovane ingegnere arrestato il 15 ottobre del 2009 per droga. E morto sette giorni dopo all’ospedale Sandro Pertini di Roma. Il verdetto è arrivato dopo cinque ore di camera di consiglio.

Stefano Cucchi, condannati in Appello a 13 anni due carabinieri

Condannato a quattro anni  per falso anche il carabiniere Roberto Mandolini.  Che ha avuto un lieve sconto di pena passando da 4 anni e mezzo a 4 anni. Confermata la condanna per lo stesso reato a due anni e sei mesi per Francesco Tedesco. Il militare che con le sue dichiarazioni ha fatto luce sul pestaggio di Cucchi. Avvenuto nella caserma Casilina la notte stessa dell’arresto. Per quest’ultimo il pg Roberto Cavallone aveva chiesto l’assoluzione.

La Corte conferma: fu omicidio preterintenzionale

In primo grado, il 14 novembre 2019, la prima Corte d’Assise di Roma aveva condannato a dodici anni di carcere i due carabinieri accusati del pestaggio. Riconoscendo che si trattò di omicidio preterintenzionale, come sostenuto dal pm Giovanni Musarò. Era stato assolto invece ”per non aver commesso il fatto” per questa accusa Francesco Tedesco. Per lui era rimasta la condanna a due anni e mezzo per falso. Per la stessa accusa era stato condannato a tre anni e otto mesi il maresciallo Roberto Mandolini, all’epoca dei fatti comandante della stazione Appia.

La sorella Ilaria: “Il mio pensiero va a Stefano. E ai miei genitori”

“Il mio pensiero va a Stefano e ai miei genitori che oggi non sono qui in aula. È il caro prezzo che hanno pagato in questi anni”.È stato il commento a caldo di Ilaria. La sorella di Cucchi che in questi anni ha combattuto perché venisse fuori tutta la verità sulla morte del fratello. “Il nostro pensiero – ha aggiunto Fabio Anselmo, legale di Ilaria – va ai procuratori Giuseppe Pignatone, Michele Prestipino e Giovanni Musarò. Dopo tante umiliazioni è per merito loro che siamo qui. La giustizia funziona con magistrati seri, capaci e onesti. Non servono riforme”.

La difesa dei carabinieri: sentenza ingiusta. Ci rivediamo in Cassazione

I legali dei due carabinieri annunciano il ricorso in Cassazione. “Pensavamo che non si potesse fare peggio della sentenza ingiusta come quella di primo grado. Ma oggi abbiamo la conferma che la giustizia non guarda più al dato processuale. E la conferma è oggi. Con l’accoglimento di una impugnazione completamente inammissibile. Che ha condannato ancor più gravemente gli imputati di questo processo. La nostra speranza è il giudice delle leggi, la Cassazione. Ci rivedremo lì”. Così l’avvocato Maria Lampitella, difensore di Raffaele D’Alessandro. Identica la presa di posizione dei legali di Alessio Di Bernardo. “Sono molto amareggiata”, commenta l’avvocato Antonella De Benedictis. “C’è una perizia medica che accerta il fatto che Stefano Cucchi sia morto in conseguenza dell’ostruzione di un catetere. Ritengo che l’omicidio preterintenzionale non sia giusto. Ricorreremo in Cassazione“.

“Prima di commentare una sentenza bisogna leggere le motivazioni. Vedremo su quali basi sono state escluse le attenuanti generiche nei confronti dei carabinieri imputati”. È il  commento dell’avvocato Giosuè Bruno Naso, difensore del maresciallo Roberto Mandolini, condannato per falso a 4 anni.

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