“I bianchi chiudano la bocca quando si parla di razzismo”: il delirio della vicesindaco di Parigi

31 Mar 2021 17:56 - di Adriana De Conto
"I bianchi chiudano la bocca"vicesindaco Parigi

“I bianchi chiudano la bocca”. Ennesima bufera in Francia. Stavolta sono le dichiarazioni della vicesindaco di Parigi Audrey Pulvar ad avere acceso la miccia delle polemiche avendo lei dichiarato che gli individui bianchi non devono partecipare ai dibattiti sul razzismo e sulle discriminazioni. L’antirazzismo genera mostri.

Vicesindaco di Parigi: “I bianchi chiudano la bocca…”

La  Pulvar, esponente di sinistra e originaria della Martinica, giornalista e conduttrice tv, è anche candidata del Partito socialista alle elezioni regionali che si terranno oltralpe il prossimo giugno. La Pulvar è stata sollecitata su un tema molto caldo in terra francese: le cosiddette «riunioni non miste», ossia eventi a cui sono ammessi solo i neri (o comunque immigrati) e a cui i bianchi non possono partecipare. Dunque, durante una trasmissione di Bfm Tv, andata in onda  nei giorni i giornalisti le hanno  chiesto se fosse possibile permettere a un bianco di assistere a queste controverse riunioni: «Se un bianco si presenta, non c’è motivo di escluderlo, però gli si può chiedere di stare zitto, di essere uno spettatore silenzioso», ha dichiarato con disinvoltura la candidata socialista francese e attuale vicesindaco di Parigi.

Il razzismo al contrario della vicesindaco di Parigi

La Francia si configura sempre più come laboratorio, in Europa, della cosiddetta “cancel culture” sulla scia degli Usa. Filone di pensiero che intende promuovere un cambiamento della cultura e della società attraverso l’eliminazione di ogni riferimento storico, linguistico o istituzionale al colonialismo e al suprematismo bianco. Il tutto legittimando scelte insensate e forzature. La vicesindaco ha tentato di spiegare per quale motivo i bianchi dovrebbero chiudere la bocca ai dibattiti aventi come tema le discriminazioni etniche: “Le persone che subiscono discriminazioni sentono, proprio per questo, la necessità di riunirsi solamente tra loro per potere discutere serenamente su tale argomento”, leggiamo in un articolo del Giornale.

Intellettuali e politici contro la Pulvar

Questa assurda presa di posizione della Pulvar non ha lasciato in silenzio suoi avversari politici ed esponenti del mondo intellettuale transalpini. Le dichiarazioni della vicesindaco “sarebbero un chiaro esempio dell’infiltrazione in Francia della cancel culture americana, tendente a legittimare un “razzismo al contrario” . Anche un rappresentante della sinistra francese le si è scagliato contro: “Vuole erodere i valori francesi”, ha detto  l’ex primo ministro socialista Manuel Valls.  Le parole della Pulvar sono per lui un “tradimento dei valori nazionali. Bisogna dire che nel dibattito era intervenuto lo stesso presidente Emmanuel Macron. Che, a ottobre -ricorda il quotidiano di Sallusti-  aveva tuonato “contro quelle ideologie e scienze sociali “Made in Usa” che mettono a rischio l’unità nazionale. In Francia sono più sciovinisti di noi italiani. E quando si vedono lesi valori nazionali non c’è contrapposizione destra-sinistra che tenga.

La deriva culturale francese

“I bianchi chiudano la bocca” della vicesindaco francese è solo l’ultima polemica.  La Francia sta conoscendo un’ondata di furore iconoclasta che si si riversa anche sulle glorie  nazionali. Il dilemma se celebrare Napoleone o meno sta dividendo i francesi: Il grande Còrso sarebbe sessista e schiavista, pertanto entrato anche lui in una sorta di guerra alla memoria storica. Per “contagio” l’edizione fiamminga della Divina Commedia ha tolto Maometto, perché Dante l’avrebbe configurato i modo non appropriato. Il direttore de Museo Carnevalet ha tolto i numeri romani nelle datazioni delle opere e nella successione di re e regine, per un livore anti occidentale e soprattutto antiromano. D’altro lato si assiste a sottomissione culturale quando una scrittrice turca difende l’integrazione e grida : “amo la Francia”, finendo sotto scorta. Strano paese la Francia, culla di ogni mutamento epocale e non sempre a beneficio della libertà e della cultura.

 

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