Minacce di morte alla scrittrice turca che dice “amo la Francia”. Ora vive sotto scorta

30 Mar 2021 15:32 - di Gabriele Alberti
scrittrice turca sotto scorta

Dice: “Amo la Francia”. E la scrittrice francese di origine turca Claire Koc finisce sotto scorta, minacciata di morte sui social. Chi è la scrittrice, autrice del libro “Claire, le prénom de la honte” (Claire, il nome della vergogna, editore Albin Michel) finita nel mirino degli integralisti dell’Islam? La scrittrice e giornalista è figlia di immigrati turchi. La sua vicenda è raccontata sul Foglio in edicola martedì 30 marzo. “Per finire la propria formazione universitaria e sposarsi aveva dovuto rompere con la famiglia. Per diventare cittadina francese ha dovuto soffrire l’ostilità dei fratelli. Adesso che difende l’assimilazione e proclama il suo “amore per la Francia che mi ha permesso di essere libera”, Claire Koç è finita sotto protezione della polizia francese”.

Chi è la scrittrice turca Claire Koc, finita sotto scorta

Le sono piovuti Sul quotidiano diretto da Claudio Cerasa è raccontata la vicenda di un’integrazione voluta e agognata. Eppure le sue interviste, soprattutto al Figaro Magazine, non sono piaciute: “Dai primi articoli – leggiamo le sue parole sul Foglio- ho iniziato a ricevere molti insulti sui social, soprattutto su Twitter“. Poi l’escalation di ostilità, le minacce. Ora è sotto la protezione del ministero dell’Interno. Il governo Macron l’apprezza, sostenendo che il caso di Claire Koc e il suo amore per il paese in cui vive e lavora sono un esempio della bontà delle politiche di integrazione culturale.

Minacce di morte alla scrittrice turca sui social

Nel libro la scrittrice turca sotto scorta racconta la sua esperienza di figlia di  genitori immigrati in Francia, nel 1984, cresciuta in Bretagna e a Strasburgo. Racconta che da bambina la mandarono a lezioni di turco, dove la mattina si univa ai compagni di classe nel cantare il mantra: “Che la mia esistenza sia un regalo alla Turchia”. Alla fine di febbraio, France Télévisions – il suo datore di lavoro – ha scoperto quel che si scriveva di lei sui social. Insulti che l’hanno indotta a cancellare il proprio account Twitter. Ma sui social le minacce non sono cessate:  “Neghi il tuo paese”, ha scritto su Instagram un individuo che si cela dietro un profilo inquietante:  una bandiera turca e la testa di un lupo grigio, l’organizzazione ultranazionalista turca.

Difesa dall’avvocato che difese la Fallaci

Peggio ancora, l’articolo de Foglio prosegue dando conto degli insulti ignobili ricevuti: “Sporca puttana, prima o poi verrai abbattuta”, scrive un altro, mentre un altro account le prometteva “proiettili veri”. Insomma, Claire Koc ha contato più di 1.500 messaggi di odio, provenienti dai turchi in Francia ma anche da comunità nordafricane. La scrittrice è sotto la tutela legale di Gilles-William Goldnadel, colui che  difese Oriana Fallaci quando in Francia fu trascinata in giudizio per il libro “La rabbia e l’orgoglio”. Claire Koç non si nasconde ed è critica sia verso l’integralismo religioso e culturale; ma anche verso il conformismo  di “alcuni politici e gruppi antirazzisti che nutrono, sostiene, “un atteggiamento secondo cui gli immigrati sono sempre vittime del razzismo”. Insomma i professionisti dell’antirazzismo.

Chi difende l’integrazione deve temere la vita?

Non solo. Critica le moschee francesi, finanziate dal governo del presidente turco Erdogan. Il mondo politico le è vicino. La senatrice repubblicana Valérie Boyer,  ritiene “intollerabile che sia perseguitata perché ama troppo la Francia. Per quanto tempo continueranno queste minacce?”. La risposta da un milione di dollari è di là da venire. Però, giusta osservazione dell’articolo, “finché si è troppo impegnati a togliere Maometto dall’Inferno dantesco“, la strada sarà ancor lunga. Finché continueranno a battibeccare se e come celebrare Napoleone  tutto è più complicato. Né va dimenticato un altro caso di qualche settimana fa in Olanda, dove la scrittrice turca Lale Gul deve temere per la sua vita per avere criticato l’Islam.

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