Addio a Giulietto Chiesa, dal filosovietismo all’ammirazione per Putin

26 Apr 2020 13:23 - di Tito Flavi

Il giornalista e scrittore Giulietto Chiesa è morto all’età di 79 anni. A darne l’annuncio il fumettista Vauro, con un post su Facebook: “Non riesco ancora a salutarlo”. Un percorso a suo modo singolare quello di Giulietto Chiesa. Espressione tipica dell’intellettuale comunista (fisicamente, con i suoi baffoni, ricordava anche Stalin), non ha però seguito il percorso dell’intellettuale organico  di sinistra dopo il crollo del Muro di Berlino. Non è cioè diventato un “liberal”, è rimasto quello che era. Però Chiesa era troppo intelligente per fare il nostalgico comunista. E quindi ha assecondato le sue due grandi passioni: l’antiamericanismo viscerale e il legame emotivo e culturale con la Russia, paese dove ha a lungo soggiornato come corrispondente di testate italiane. La qual cosa lo ha portato a diventare un fan di Putin. E lo ha portato anche a criticare il nuovo ordine mondiale che gli Usa hanno cercato di imporre negli ultimi trent’anni. Dalla sua penna sono usciti saggi di demistificazione delle grandi balle globali dei nostri giorni.

Giulietto Chiesa era nato nel 1940 ad Acqui Terme, in Piemonte: la carriera giornalistica inizia con l’Unità, per cui diventa corrispondente da Mosca. Un anno alla Stampa, oltre che inviato per il Tg5, il Tg1 e il Tg3. Si trasferì nella capitale sovietica con la compagna Fiammetta Cucurnia (all’epoca corrispondente per La Repubblica). La sua conoscenza della Russia lo ha portato a raccontare, in numerosi libri, la fine dell’Unione Sovietica, i grandi sconvolgimenti della guerra e la globalizzazione: come La guerra infinita, fino all’ultimo Putinfobia (2016).Ha scritto anche per per vari giornali russi, da Literaturnaja Gazeta a Itogi, oltre a una colonna per Russia Today.

 

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