L’olio straniero sta mettendo in ginocchio la produzione italiana. Arrivano oli scadenti a prezzi stracciati
Olio, è crisi profonda. I magazzini di stoccaggio in Italia sono pieni di olio d’oliva straniero con un aumento del 29% rispetto al dicembre dello scorso anno. È quanto emerge da una analisi di Coldiretti su dati del ministero delle Politiche agricole.I dati si riferiscono al crollo dei prezzi dell’oro verde che sta mettendo in ginocchio la produzione nazionale. E proprio in un momento si cerca il rilancio produttivo dopo il disastro della raccolta della passata stagione. Al primo dicembre 2019 giacenze di olio straniero hanno superato i 62 milioni di chili. Sono prodotti spagnoli e tunisini che stanno invadendo il mercato con quotazioni poco sopra i 2 euro al chilo. Trascinando al ribasso gli oli di alta qualità italiani con le quotazioni di mercato precipitate del 40% rispetto al 2018 che non coprono i costi di produzione. Per garantire produttori e consumatori bisogna stringere le maglie dei criteri di qualità. Garantendo la definizione di ”extravergine” solo agli oli di oliva migliori con un tasso di acidità sotto lo 0,4% dimezzandolo rispetto allo 0,8%. Lo chiede la Coldiretti nel sottolineare l’esigenza di intervenire sull’International Olive Council (Ioc) per modificare una situazione che favorisce speculazioni e inganni.
Dall’olio spagnolo il pericolo maggiore
Le produzioni intensive come quelle spagnole da sole rappresentano ormai più di un terzo delle oltre 3 milioni di tonnellate spremute a livello mondiale. C’è stato un balzo del 45% nell’arrivo in Italia di olio iberico per un quantitativo di oltre 298 milioni di chili spesso mescolati con quelli nazionali.E solo per acquisire, con immagini in etichetta e marchi storici, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati. La Spagna, evidenzia Coldiretti, si conferma nel 2019 il primo esportatore in Italia. Con il 76% del totale dell’olio straniero che arriva nella Penisola, seguita da Grecia, Tunisia e Portogallo. Il risultato è, rileva Coldiretti, un’invasione sugli scaffali dei supermercati di prodotti di scarsa qualità a prezzi stracciati. E proprio nel momento in cui sta arrivando l’olio nuovo nazionale con una stima di 321mila tonnellate nel 2019.
Negli scaffali oli di bassa qualità aprezzo stracciati
Devono stringersi le maglie larghe della legislazione per non cadere nella trappola del mercato. Per approfittare dell’ottima annata Made in Italy, il consiglio è quello di guardare con più attenzione le etichette. Ossia acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane. O di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica. Un olio extravergine di oliva (Evo) di qualità, conclude Coldiretti, deve essere profumato all’esame olfattivo deve ricordare l’erba tagliata, sentori vegetali e all’esame gustativo deve presentarsi con sentori di amaro e piccante. Gli oli di bassa qualità invece puzzano di aceto o di rancido e all’esame gustativo sono grassi e untuosi. Riconoscere gli oli Evo di qualità significa acquistare oli ricchi di sostanze polifenoliche antiossidanti fondamentali per la salute.
Soluzione: basterebbe non comperarli così crollerebbe automaticamente il sistema.
Saremo capaci di farlo caricandoci il costo dei ns oli? Ricordo che anni adietro quando una improvvisa folgorazione colpì la sx italiana, portando una certa Kienge in Europa, la stessa ebbe a dire, e ricordo perfettamente la sostanza delle sue affermazioni, che sostanzialmente nessuna differenza esisteva tra il ns. olio(anche suo…sic!) e gli altri prodotti da Tunisia, Spagna, Algeria ecc. Certamente, se si usa per ammorbidire il cuoio capelluto è un conto e si risparmia pure, per immetterlo nel ns.organismo è ben altro! Grazie