“Mai più mio figlio con le mutande rosa”: mamma furiosa contro le maestre a Chivasso
È una storia singolare, una curiosità che però la dice lunga sui rapporti ormai non più sereni tra insegnanti e familiari. Dell’episodio, avvenuto a Chivasso, racconta il Corriere della Sera: un bimbo di tre anni si fa la pipì addosso, come avviene spesso a quell’età, e le maestre dell’asilo Peter Pan che hanno finito la scorta di pannoloni non trovano di meglio che fargli indossare, nell’emergenza, mutande e pantaloncini rosa. La mamma del bambino, vedendoselo tornare con un look di un colore in genere attribuito alle femminucce, è andata su tutte le furie immaginando che si fosse svolto un esperimento gender all’asilo. Così ha restituito i panni rosa accompagnandoli con una letterina inviperita: «Vi ringrazio per i pantaloni rosa e le mutandine che avete imprestato al bambino – era scritto – dopo aver esaurito la scorta. Però le norme sociali non le abbiamo fatte noi. Lo preferivamo sporco e bagnato, che sappiamo asciuga, piuttosto che vestito da femmina e con le idee sull’identità di genere in conflitto». Missiva scritta evidentemente da una mamma no gender che però, stando al racconto delle maestre, stavolta ha sbagliato obiettivo…
Sono convinto che se la mamma, dopo essere stata avvisata dalla scuola che i due cambi si erano esauriti (per problemi funzionali che aveva il figlio quel giorno) una volta arrivata a scuola e vendendo suo figlio TUTTO BAGNATO avrebbe inveito e scritto subito alla direzione scolastica o ai quotidiani:
E’ UNA INDECENZA. io sono arrivata, è vero DUE ORE DOPO con i ricambi, ma non ci credo che in tutta la scuola, quel giorno NON CI FOSSERO UN PAIO DI PANTALONI DI QUALSIASI COLORE E MUTANDE per il cambio a mio figlio.
Per me la signora, ha solo sbagliato scuola.
La prossima volta la signora dovrebbe iscrivere suo figlio in una scuola dove la retta mensile è di circa 1000 – 1500 euro e di sicuro vedrà che i ricambi saranno delle migliori marche (Armani Junior, Moncler, Moschino, Piccola Ludo, Diadora, Kenzo ecc.) e importante, dei colori idonei al sesso (sia per maschio che per femmine).
Capisco la mamma perché è in atto un vero e proprio bombardamento ideologico che vuole radere al suolo l’identità sessuale e per far questo si parte proprio dai bimbi, che sono in genere i più plasmabili. Tuttavia mi pare che la signora abbia esagerato. Si è trattato di un problema pratico (avevano finito i ricambi per maschietti) e quindi, se la cosa è limitata ad un solo episodio, mi pare eccessivo reagire in questo modo. Al massimo poteva fare qualche rimostranza in privato, con le dirette interessate, senza far lettere e proclami. È una questione di correttezza e di buona educazione.