Traballa l’accordo Ue-Turchia. E il Pkk colpisce ancora: cinque soldati morti

1 Ago 2016 19:10 - di Antonio Pannullo

Mentre traballa l’accordo tra Turchia e Ue sugli immigrati, per Ankara non c’è pace. Almeno 5 poliziotti turchi sono rimasti uccisi e altri 4 feriti nell’esplosione di un ordigno al passaggio di un mezzo di agenti a Bingol, nel sud-est della Turchia a maggioranza curda. Lo riferisce la Cnn Turk. Secondo le prime informazioni, si tratterebbe di un camion bomba che è stato fatto saltare in aria contro un mezzo di polizia, provocando diversi feriti. I media locali ipotizzano che l’attacco sia opera di militanti del Pkk curdo.

Sull’accordo Ue-Turchia Bruxelles non recede

E sui visti la Ue non torna indietro: sul criterio della roadmap per la liberalizzazione dei visti per la Turchia che riguarda la legge anti-terrorismo, «Juncker ha già spiegato che non possiamo cambiarlo». Così Mina Andreeva, portavoce dell’esecutivo comunitario. «Ma vogliamo essere chiari – afferma – la posizione della Commissione non è mai stata per la riduzione della capacità turca di combattere il terrorismo in modo efficace». L’obiettivo di Bruxelles è l’introduzione di un «elemento di proporzionalità, affinché persone come giornalisti o professori, che esprimono le loro idee in modo non violento e non istigano all’uso della violenza, si trovino ad essere messi in prigione o accusati sulla base della legge anti-terrrorismo». Intanto, in un’intervista rilasciata al quotidiano austriaco Kurier sabato, Juncker aveva affermato che l’intesa con la Turchia sulla gestione dei migranti «è fragile, a rischio».

Accordo Ue-Turchia, Bruxelles corre ai ripari

E la Ue corre ai ripari: il segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjorn Jagland, sarà ad Ankara il 3 agosto per incontrare il presidente Erdogan, il primo ministro Yildirim, il ministro degli esteri Cavusoglu, il ministro della giustizia Bozdag e i leader dei partiti d’opposizione. «Il segretario generale vuole valutare personalmente la situazione in Turchia e discutere delle misure prese dopo che è stato dichiarato lo stato d’emergenza», ha detto il portavoce di Jagland, Daniel Holtgen. La visita del segretario generale segue la dichiarazione di Ankara di avvalersi della possibilità di adottare misure in deroga agli obblighi previsti dalla Convenzione europea dei diritti umani. La scorsa settimana il commissario dei diritti umani, Nils Muiznieks, ha espresso dubbi e preoccupazione sulla compatibilità del primo decreto sullo stato d’emergenza adottato dal governo turco con quanto sancito dalla convenzione europea dei diritti umani.

Ue-Turchia: non farsi ricattare da Ankara

«In nessun caso la Germania o l’Europa devono farsi ricattare dalla Turchia», ha detto chiaramente il vice cancelliere tedesco Sigmar Gabriel a Rostock, riferendosi alla minaccia di Ankara di mettere in discussione il patto con l’Ue sui migranti se Bruxelles non fornirà entro ottobre una data certa per la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi. «Se ci sarà la liberalizzazione dei visti dipende esclusivamente dalla Turchia», ha aggiunto. Gabriel ha anche difeso il divieto della Corte costituzionale alla trasmissione di un messaggio video di Erdogan durante la manifestazione di ieri a Colonia: «È stata legittima ed è servita ad allentare la tensione», ha detto ancora.

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