La tentazione renziana di NCD: Alfano crede ancora nel centrodestra?

31 Lug 2015 7:44 - di Redazione

Anche Alfano punta all’alleanza duratura con il Pd

L’ennesima prova è lo sgambetto di ieri al Senato dove la maggioranza è scivolata sulla riforma della Rai con la complicità della minoranza dem. In soccorso non si sono visti i neo responsabili di Verdini mentre gli alleati alfaniani di Ned e di Scelta civica sono rimasti allineati e coperti. Per il premier questa è la dimostrazione che la sostituzione dei dissidenti di Cuperlo e Bersani con gli ex berlusconiani è solo propaganda che danneggia il Pd. Diverso è il discorso con Alfano e il rapporto sempre più solido che buona parte di Ncd pensa di sviluppare in un’alleanza organica.

La tentazione renziana di Ncd che non crede più al centrodestra

La punta avanzata ed esplicita di questo obiettivo è Cicchitto che, da tempo, ha abbandonato la velleità di ricostruire il centrodestra sempre più egemonizzato dal populismo lepenista di Salvini. «A Renzi non c’è alternativa. È venuto il tempo della collaborazione a viso aperto di un nuovo centro con il Pd di Renzi», è la tesi di Cicchitto che interpreta l’umore maggioritario del grup po dirigente Ncd. Compreso quello di Alfano, che adesso non si espone ma punta allo stesso approdo. Come ulteriore prova dei rapporti sempre più stretti verso un destino comune vengono indicati il salvataggio dal carcere del senatore Azzollini dell’altro giorno e la difesa del sottosegretario Castiglione (non gli è stato chiesto di dimettersi dopo la vicenda del centro accoglienza per immigrati di Mineo).

Ormai Renzi considera la sinistra Pd «un partito nel partito».

Quagliariello, che la pensa come Cicchitto, Lorenzin e tanti altri sull’approdo del vascello Ncd in terra renziana, distingue i piani. Dice – a “La Stampa” – di non capire «chi vuole scorgere nel voto su Azzollini il presunto seme del Partito della Nazione». È tutto molto semplice, spiega il coordinatore Ned: «Per la prima volta abbiamo avuto un accesso alle carte ampio e approfondito, e questo ci ha aiutato ad esprimerci in libertà, senza cedere a giochi ideologici, al peso che ormai i populismi esercitano su decisioni delicate». Per il senatore bersaniano Gotor invece il voto che ha salvato Azzollini è «un altro mattone dell’edificando Partito della Nazione» con centristi e verdiniani. Ma per fare questa operazione Renzi dovrebbe liberarsi della sinistra dem e imbarcare gli altri, modificando l’Italicum: voto e premio di maggioranza alla coalizione e non più alla lista o dare la possibilità di apparentamento tra il primo e il secondo turno. È quello che ha chiesto Alfano a Renzi, ma di cui Renzi non vuole sentire parlare.

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