Matteo in ginocchio da Hollande e Merkel. Quando si dice sovranità italiana…

14 Mar 2014 10:27 - di Gennaro Malgieri

Quando si dice che ce le andiamo a cercare. Che cosa? Ma le occasioni per farci sentire più di quanto oggettivamente lo siamo, sudditi dell’Europa o, almeno, di alcuni Stati europei. La “missione” con il cappello di mano di Matteo Renzi presso Hollande domani e lunedì alla corte della Merkel, ha il sapore della sottomissione, del bacio della pantofola, del vassallaggio. È mai possibile che il premier italiano debba recarsi pietosamente da partner “autorevoli” (e altezzosi) per esporre il suo piano economico-finanziario finalizzato al tamponamento della crisi e tentare di farselo approvare, prima che il solito Olli Rehn glielo tiri dietro? A parte il fatto che non è dignitoso (ma questo, al punto in cui siamo, è soltanto un dettaglio), non sta scritto in nessun documento che ciò che il governo di un Paese comunitario liberamente decide, rispettando peraltro parametri ampiamente condivisi, debba ottenere il placet di un paio di potenti per assicurarsi il passaggio al vaglio del Consiglio europeo.

Il rilievo, ormai non più isolato, sulla fine della sovranità politica e monetaria dell’Italia, trova conferma in atteggiamenti del genere che, tuttavia, invece di essere stigmatizzati dalla grande stampa vengono presentati come “responsabili”. E così l’Italia scende altri gradini nella considerazione internazionale ed in quella europea in particolare. Non è ciò che si chiede al premier italiano il quale se è convinto della bontà dei provvedimenti che intende adottare non deve fare altro che procedere in piena autonomia senza chiedere il permesso a nessuno, tanto meno ad Hollande che non sembra goda di buona reputazione politica (a prescindere dalle personali debolezze sia chiaro), né alla Merkel della quale tutto si può dire tranne che è “amica” dell’Italia, Paese al quale ha mostrato di guardare – e speriamo di sbagliarci – come ad una “colonia”, non diversamente dalla Grecia, dalla Spagna e dal Portogallo.

Che poi i piani di Renzi siano quantomeno discutibili è una questione interna che riguarda tutti noi e non è bello che egli li vada ad esporre al capo dello Stato francese ed alla cancelliera tedesca prima di averli resi noti, fin nei minimi particolari,  al Parlamento, unico organo  deputato ad approvarle o a respingerle.

Purtroppo la sovranità si perde non tanto – o non soltanto – per volontà degli altri, ma per intima e convinta subalternità di chi ne subisce la privazione quando si atteggia nel mondo in cui l’Italia, fin dai tempi delle discussioni sull’euro, si è atteggiata nei confronti dell’eurocrazia che tradotta in politica significa egemonia tedesca sul Continente. A Renzi probabilmente non glielo hanno spiegato, ma sarebbe ora che qualcuno gli mettesse almeno la pulce nell’orecchio, tanto per fargli intendere che non sono precisamente gli indirizzi di Hollande e della Merkel che deve tenere in considerazione se vuole svolgere un’azione minimamente degna di essere presa in considerazione.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *