Fascisti a loro insaputa? L’accusa di Augias è funzionale alla logica della criminalizzazione

3 Feb 2014 11:14 - di Redattore 54

Eversori. E potenziali stupratori. L’escalation lessicale (accuse, insulti e anatemi) che sta travolgendo la dialettica grillini-istituzioni non sembra avere ancora raggiunto la sua massima espansione. La sorpresa arriva ancora da Facebook, dove viene postata la foto di un libro di Corrado Augias che brucia nel camino. Immediato l’accostamento: rogo dei libri! I grillini come i nazisti! Del resto Grillo se l’è volutamente cercata: l’accordo Renzi-Berlusconi lo tagliava fuori e lui si è rimesso al centro della scena con lo stile che gli è consono. Una stile fascista? Di destra o di sinistra? Da tempo rileviamo che c’è un’altra possibile interpretazione del fenomeno: inquadrarlo nell’ambito di quella “democrazia di sorveglianza” – analizzata in un libro del politologo Rosanvallon di recente tradotto in Italia – che è alla fine incompatibile, per il suo ruolo di denuncia e di collegamento con gli umori del Paese, con la democrazia rappresentativa.

Ma anche Corrado Augias nel suo pontificare di “fascismo inconsapevole” ha in qualche modo acceso una miccia offrendo il petto ai grillini bisognosi di scagliarsi contro il nemico. Dopo la Boldrini, dunque, l’intellettuale “tuttologo” che spazia dai misteri della fede (i libri su Gesù e Maria) alle categorie storico-politiche, ha scelto di inserirsi nel filone dei demonizzatori (tecnica utilizzata un tempo anche contro il Msi, giudicato un corpo estraneo al Parlamento, un “bubbone” antidemocratico). Questa volontà di criminalizzazione (di cui Grillo peraltro ha bisogno per raccogliere i voti degli scontenti) è più forte ora che bisogna proporre l’accordo sulla riforma elettorale come la panacea di tutti i mali del Paese. Basti pensare che lo scorso giugno Grillo ebbe a dire sul Parlamento cose molto gravi (e senza neanche la scusante dell’uso della ghigliottina da parte della presidente della Camera): “È la tomba maleodorante della Seconda Repubblica o lo seppelliamo o lo rifondiamo”. Non ci fu in quel caso l’enfasi mediatica che circonda oggi ogni mossa dei grillini dentro e fuori le aule parlamentari. Un’enfasi necessaria, appunto, a togliere di mezzo l’avversario dichiarato del renzismo (non è una novità che i grillini considerino il Pd peggiore del Pdl) e l’ostacolo concreto alla rinascita del bipolarismo (ormai completata dal gran ritorno a destra di Casini).

Certo le uscite dei grillini sono indigeste. Certo la pretesa dell’autosufficienza da parte di Grillo è impolitica e controproducente. Certo Casaleggio fa pensare un po’ a Scientology (Grillology è il nome dato da Pierluigi Battista al Movimento 5 Stelle). Ma le ragioni di questo allarme antigrillino che giunge a far coniare la categoria del “fascismo inconsapevole” sono tutte dettate dalla contingenza politica. Lo spirito democratico non c’entra nulla. Altrimenti si darebbe retta allo storico Luciano Canfora e al suo consiglio: “Staccate la spina a Grillo. Non trasformiamo perfino il militante grillino di Zagarolo che brucia un libro manco fosse Goebbels in un simbolo, in un caso. Un povero ignorante, stop, lasciamolo al suo destino. Lui e tutto il suo movimento”.

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