Il 2013 è stato un anno nero per i cristiani, Somalia e Siria i paesi più a rischio

8 Gen 2014 19:14 - di Giovanni Trotta

Le cronache già lo mostravano ma adesso lo confermano anche le statistiche: l’anno che si è appena concluso è stato segnato da un ulteriore aumento delle persecuzioni contro i cristiani nel mondo. A sostenerlo è l'”Indice mondiale delle persecuzioni 2014″ pubblicato in Francia dalla sezione locale di Open Doors (Portes Ouvertes France), organizzazione internazionale di matrice evangelica, fondata nel 1976, che si occupa del sostegno ai cristiani perseguitati. Del rapporto riferiscono anche la Radio Vaticana e il sito di Mondo e Missione. Diffuso a ogni inizio anno dal 1997, l’indice tiene sotto monitoraggio i 50 Paesi più a rischio per i cristiani assegnando a ciascuno una serie di punteggi sulla base di indicatori legati alle notizie di violazioni della libertà religiosa nella vita privata, nella vita familiare, nella vita sociale, nella vita civile e nella vita ecclesiale. Il risultato che balza subito all’occhio è l’aumento generale nell’anno 2013: la somma dei punteggi di tutti e 50 i Paesi dava dodici mesi fa un livello di persecuzione pari a 2.683 punti, quest’anno si è passati a 3.019. Nella scala di Open Doors – quindi – il grado di persecuzione contro i cristiani è aumentato del 12,5%. La Corea del Nord si conferma ancora una volta il Paese dove è più grave la persecuzione contro i cristiani. Ma alle sue spalle balzano in avanzi la Somalia (che l’anno scorso era collocata al quinto posto) e la Siria (che era all’undicesimo). Più in generale a preoccupare è l’avanzamento di posizioni fatto registrare dall’Africa: oltre alla già citata Somalia anche il Sudan (undicesimo), l’Eritrea (dodicesima), la Libia (tredicesima) e la Nigeria (quattordicesima) si collocano tra i Paesi più a rischio. E soprattutto preoccupa la situazione della Repubblica Centrafricana, Paese che in passato non aveva mai dato motivi per essere monitorato tra quelli più a rischio, e quest’anno invece balzato all’attenzione per via delle violenze legate alla guerra civile in corso e immediatamente piazzato alla sedicesima posizione. L’altra area di grave preoccupazione è il Medio Oriente, con in testa la Siria che per Open Doors è il Paese con il maggior numero di cristiani uccisi: ben 1.213. L’Egitto è invece indicato come il Paese in cui i cristiani hanno subito negli ultimi dodici mesi il maggior numero di distruzioni di chiese ed edifici: sono stati 492, al secondo posto la Nigeria con 269. Il rapporto contiene un’altra sottolineatura significativa: le violenze contro i cristiani aumentano in maniera considerevole nei Paesi che vivono una grave situazione di destabilizzazione politica. Tra i primi dieci dell’Indice in questa condizione ve ne sono ben sei: la Somalia, la Siria, l’Iraq, l’Afghanistan, il Pakistan e lo Yemen, mentre avanza anche la Repubblica Centrafricana. Altri Paesi in cui i cristiani sono sotto pressione, le Maldive, l’Arabia Saudita, l’Iran, appunto la Libia, l’Uzbekistan, il Qatar. In una conferenza stampa a Parigi, il direttore di Portes Ouvertes France ha precisato che per persecuzione si intende non solo la violenza fisica, ma anche pressioni, divieti o discriminazioni legati a motivi religiosi.

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