La Bonino si accorge che la Kyenge ha torto: tra gli immigrati ci sono anche terroristi

18 Nov 2013 18:36 - di Gabriele Farro

Finalmente si comincia a ragionare. Non ci sono solo disperati e perseguitati politici tra gli immigrati che cercano (riuscendoci il più delle volte) di entrare nel nostro Paese. Non ci sono solo persone in cerca di fortuna, che magari non riescono a dare da mangiare ai propri figli. Sui barconi ci sono anche delinquenti, uomini arruolati dalla criminalità. O peggio ancora terroristi. A dirlo, ammettendo una realtà che tutti conoscono ma che molti negano, è stata Emma Bonino, andando contro le teorie buoniste dalla sua collega di governo Cécile Kyenge: «Ci sono sospetti che dalla Libia fra i vari disperati ci siano anche provenienze di jihadisti o qaedisti su una via europea, che tra l’altro è uno dei metodi che hanno usato spesso. Terrorismo? Non so dire. È una minaccia alla sicurezza», ha detto al termine del Consiglio Ue. In sostanza, i vertici europei si sono resi conto (solo oggi, con enorme ritardo) che nei barconi si infiltrano guerriglieri di Al Qaeda o altre fazioni dell’estremismo islamico che di sicuro non vengono in Italia per adattarsi a lavori umili, magari raccogliendo pomodori e sacrificandosi ogni giorno per ottenere uno stipendio non certo da Rockfeller. Già il fatto che qualcuno se ne sia accorto è un dato positivo. Ora però bisogna che si rendano conto anche del resto, e cioè di tutta la piccola e grande criminalità che giunge sulle nostre coste nelle vesti di immigrati poveri e disperati. È necessario farlo, non solo per garantire maggiore sicurezza in Italia, ma soprattutto per evitare che nel calderone ci finiscano anche gli immigrati che davvero soffrono e che cercano non un posto al sole, ma uno strumento per poter vivere.

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