“Tsunami” Bossi: torna e demolisce Maroni e Tosi. «Ma il Cav non crollerà, la gente continuerà a votarlo»

13 Set 2013 10:11 - di Antonella Ambrosioni

«La gente i voti glieli darà comunque, non crede più ai giudici. Col carattere che ha, Silvio combatterà fino alla fine». Il Bossi-pensiero che dà voce ai pensieri (inespressi) di tanti italiani si materializza in un’intervista alla Stampa di Torino, dove, come al solito, con la sua semplicità, esprime molto più di una valutazione personale. Il cordone ombelicale tra l’anziano senatùr e la base leghista non si è mai spezzato, nonostante le spaccature interne e le polemiche con l’ala maroniana. Giorni fa c’è stato l’abbraccio telefonico col Cav. Tra i due basta poco per intendersi: «Ha dentro una grande rabbia», spiega a proposito del Cavaliere. «È il primo contribuente italiano e l’hanno condannato per non aver pagato le tasse. È assurdo. Berlusconi è stato perseguitato. Ma la gente, nella sua semplicità, l’ha capito». Chi non ha mai pensato questo, alzi la mano. Ancora. «Uno come lui è capace di candidarsi anche non candidandosi». I colpi di reni sono, in effetti, un’abitudine del modo di essere di Berlusconi. Che Bossi colga nel segno? Chissà. Di certo sono parole “pesanti” dette da un leader che i più, anche i suoi oppositori interni, consideravano ormai in disarmo e che invece torna a farsi sentire,  a giudicare, dimostrando evidentemente di avere il polso degli umori della gente. Racconta che la sua casa è un viavai di persone che vengono a parlare, a chiedere aiuto, lavoro. «La gente non mi ha mai deluso», dice. E poi altre parole a sigillare un’antica amicizia con Berlusconi: «Non posso parlare male di lui. Ho fatto la Bossi-Fini, ho fatto il federalismo fiscale, e i voti me li ha dati Berlusconi. Se non altro, lui è un uomo che mantiene la parola». Una parola che invece è la grande assente nell’attuale establishment della Lega Nord dove, invece, la gratitudine «è la qualità del giorno prima», sibila. «Quando non hai più il potere di metterli in lista, ti voltano le spalle. È avvenuto così». Con scarso successo, ironizza Bossi. «Roberto Maroni vuol fare la macroregione ma non andrà da nessuna parte. Doveva fare una catena umana da Torino a Venezia: allora sì che avrebbe fatto tutte le macroregioni che voleva. Era un modo per parlare con la gente. Le cose non si possono fare a tavolino». Implacabile con Tosi? «Meno male che va via dalla Lega. Vada a fare danni altrove». C’è di più: «Ha rovinato il Veneto». Tra vendette interne e ingratitudine, gli rimane il legame diretto con le persone. Il che non è poco per dare valutazioni…

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