Scandalo Mps, ne parla solo Canale 5. Meno male che Mediaset c’è

20 Set 2013 18:18 - di Antonella Ambrosioni

“Quer pasticciacio brutto di via Salimbeni” avrebbe detto Carlo Emilio Gadda. Già, do you remember Monte dei Paschi di Siena? E chi e ne ricordava più? Gli organi di informazione hanno “trascurato”ultimamente lo scandalo degli scandali che ha coinvolto il più antico istituto di credito italiano. Una patata bollentissima. Affrontare il caso Mps significa mettere il dito nella piaga della collusione tra politica e poteri forti: banche spremute per fornire dividendi a Fondazioni gestite da politici o ex politici che usano i soldi per garantire consenso ai loro sodali di partito. Qualcuno avrà il coraggio di occuparsi del problema fino in fondo? Lo avrà il Pd che dal sistema Mps ha beneficiato più di ogni altro? Non c’è da sperarci. Il coraggio di fare il punto della situazione sullo scandalo più colossale degli ultimi tempi che ha tolto il sonno ai risparmiatori italiani da fine gennaio ad oggi ce l’ha – guardate un po’-  Canale 5. Sabato in seconda serata va in onda uno Speciale Tg5 diretto da Clemente J. Mimun che torna ad affrontare l’inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena con l’inviato Andrea Pamparana. Quel Canale 5 di Silvio Berlusconi, la tv del “caimano”, “l’imbavagliatore” di notizie di professione, fornirà un servizio utile agli italiani che certo girando altri canali più liberi democratici non trovano. E non certo perché lo scandalo sia chiuso, tutt’altro. In particolare il reportage affronta i nodi del rapporto tra politica ed ex vertici di Rocca Salimbeni. L’inviato del Tg5 ha rappresentato la vicenda come una torta, il classico panforte senese, con dieci candeline. Nove sono di colore rosso, una azzurra. Il servizio propone, tra l’altro, l’intercettazione di una telefonata del febbraio 2010 tra l’ex presidente di Mps, Giuseppe Mussari e Piero Fassino, in cui l’esponente del Partito democratico chiede un incontro per “fare il punto totale”. Tra la gente c’è però sfiducia sulla possibilità che oltre alle eventuali responsabilità penali degli ex vertici, si possa arrivare a delineare le responsabilità politiche e morali di una sinistra che a Siena governa da oltre mezzo secolo e che negli anni ha mostrato un particolare interesse per banche e banchieri. Particolarmente toccante la testimonianza di Carlo Lorenzini, ex commerciante di Siena, costretto a fallire dopo che il Monte dei Paschi gli tolse il lavoro, servizi di informatica, per favorire aziende legate al partito.

 

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