Una rivoluzione copernicana per il centrodestra italiano

2 Ago 2013 19:07 - di Oreste Martino

La storia del centrodestra italiano nella Seconda Repubblica non può finire così. Non può finire con un leader agli arresti domiciliari o affidato ai servizi sociali, incompatibile con la carica di parlamentare, non più candidabile per i prossimi sei anni. È questa la vera questione che la classe dirigente del centrodestra italiano deve affrontare nelle prossime ore, nei prossimi giorni, nelle prossime settimane. La reazione di Berlusconi era prevedibile, fa parte del suo carattere e della sua storia. Le sentenze della magistratura non si avversano e non si commentano, si rispettano soltanto. Ogni reazione è inutile perché quando si esprime la Corte di Cassazione si mette la parola fine ad un processo e piaccia o meno il collegio che ha condannato Berlusconi non aveva al suo interno nessun comunista, nessun iscritto a Magistratura Democratica, ma soltanto giudici appartenenti alle correnti di centrodestra della magistratura.

Serve quindi un colpo d’ala per non infilare in una ridotta autolesionista il centrodestra italiano, che sarà sempre – come spiegava Giuseppe Tatarella – la maggioranza assoluta degli italiani. E il colpo d’ala a questo punto non può essere la nascita di una Forza Italia guidata dallo stesso Berlusconi in veste extraparlamentare, magari con la figlia Marina pronta a raccogliere il testimone della leadership. Serve qualcosa di più forte, di più alto, di più nobile e chi vuol bene al Cavaliere, chi oggi soffre con lui, chi gli è vicino ha il dovere di spiegargli che un ciclo è terminato e che soltanto un suo sereno passo indietro può salvare il centrodestra, il governo e forse l’Italia.

Occorre, in sostanza, tracciare la road map della destra italiana, con tappe chiare e precise. Servirebbero nei prossimi mesi gli “Stati generali del centrodestra” per chiamare a raccolta tutti gli italiani culturalmente e politicamente alternativi alla sinistra, a prescindere da quel che pensano di Berlusconi, dal rapporto che oggi hanno con lui o da quello che hanno avuto negli ultimi venti anni. Un grande momento di rinascita e di confronto, di costruzione programmatica per dar vita ad una rinnovata coalizione pronta a presentarsi alle elezioni europee del 2014 sotto l’egida del Ppe. E dopo le europee la coalizione dovrebbe dimostrare di essere cambiata a tal punto da dar vita a primarie vere, plurali, democratiche ed aperte per scegliere il nuovo leader da contrapporre a Renzi o a Letta quando si andrà alle prossime elezioni politiche.

Ecco quello che dovrebbe fare oggi il centrodestra, ecco quello che temiamo non farà oggi il centrodestra. Se Berlusconi si arrocca nella sua ridotta si aprirà una stagione lunga e dura che potrebbe veder avverata la profezia di Indro Montanelli quando disse che dopo Berlusconi la destra diffusa sarebbe scomparsa a lungo, così come accadde dopo Mussolini. Se invece emergesse il coraggio di cambiare questo potrebbe essere il momento di chiudere un ventennio di storia politica per aprire una nuova stagione in cui il centrodestra potrebbe tornare ad essere maggioritario e vittorioso prima e meglio di quel che si pensi. Ovviamente riconoscendo a Berlusconi il merito di aver dato all’Italia il bipolarismo e il centrodestra così come lo abbiamo conosciuto dal 1994 ad oggi.

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