Addio a Giancarlo Bornigia: portò al suo Piper star come Jimi Hendrix, Rolling Stones e Who

22 Ago 2013 14:38 - di Antonio Pannullo

È scomparso stanotte un uomo che ha rivoluzionato il costume e anche la cultura italiana. Giancarlo Bornigia, impresario notissimo a Roma, re delle notti della capitale che però guardava alla vita mondana con un occhio internazionale, se ne è andato alla soglia degli 83 anni per un arresto cardiaco. Nato il 29 settembre del 1930 a Roma, ebbe la lungimiranza e anche il coraggio di fondare nel 1965, al quartiere Trieste Salario, il famosissimo Piper Club, il locale romano di tendenza negli anni ’60 e ’70 che lanciò, solo per fare qualche esempio, gente del calibro di Patty Pravo e Renato Zero, tornato recentemente al club per il lancio del nuovo album “Amo”, ma che ospitò per la prima volta in Italia anche gruppi come – reggetevi –  i Genesis e i Rolling Stones. «Mio padre – racconta all’agenzia Ansa uno dei figli, Giancarlo Junior – era stato ricoverato due giorni fa. Il cuore aveva ripreso a battere ma ci sono state altre complicazioni dovute alla crisi cardiaca. Ha combattuto contro tanti mali nella sua vita, era stato operato per tumori allo stomaco, ai polmoni e ce l’ha sempre fatta. Ha portato in Italia la moda, il costume, le tendenze dall’Inghilterra e da altri Paesi europei oltre a gruppi storici come gli Who e i Rolling Stones che hanno suonato dal vivo al Piper. Fino alla fine, anche se in modo diverso, si è dedicato alla vita mondana». I funerali, annuncia il figlio, saranno celebrati, lunedì 26 agosto alle 11, alla Chiesa di Santa Chiara in Piazza dei Giochi Delfici, a Roma. «Tutti i concerti di allora al Piper erano degli eventi, per tanti i Genesis erano un gruppo come un altro, ma comunque il pubblico affollava i locali per ascoltare musica, per conoscerne di nuova e farlo condividendo l’esperienza. Allora tanti gruppi stranieri non erano conosciuti a tutti in Italia, come oggi, per cui per esempio ci è anche capitato che gli Who, dopo il concerto al Palazzetto, passassero così al Piper e improvvisassero un concerto anche qui… con gli spettatori che osservavano pronti a recepire le nuove esperienze», aveva ricordato Bornigia in una delle sue ultime interviste, parlando del concerto dei Genesis. All’esordio nel club suonarono i migliori artisti della beat generation italiana tra i quali i The Rokes, i Rokketti, l’Equipe 84 e Le Pecore Nere presto affiancati da Fred Bongusto, Dik Dik, Romina Power, Gabriella Ferri e Rita Pavone. E poi ancora Mal, Mimi Bertè che poi diventò Mia Martini, Loredana Bertè e Mita Medici. Ma Bornigia ha portato anche per la prima volta in Italia anche gli Who, i Pink Floyd, nell’aprile del 1968, e un giovanissimo Jimi Hendrix. E al Piper ha voluto anche opere d’arte contemporanee di artisti come Andy Warhol, Schifano Piero Manzoni e Mario Cintoli. Punto di riferimento per generazioni, il re delle notti romane che ha cambiato il modo di vestire e ballare ha fondato anche locali storici come il Gilda e l’Alien a Roma. E ricordiamo che negli anni Sessanta l’Italia aveva ancora i residui di una meentalità perbenista e quasi ottocentesca. Se il nostro Paese è un po’ meno arretrato, lo deve certamente anche a lui.

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