Un coro tra i grillini: «Se cacciano la Gambaro, vado via anche io…». In arrivo lo “tsunami” della scissione

14 Giu 2013 9:33 - di Redazione

«Se la cacciano, me ne vado anch’io». Uno dei più autorevoli esponenti del M5S, Alessandro Battista, affida al Corriere della Sera il suo sfogo per la possibile espulsione della collega Adele Gambaro. «Cosa vuol dire sostenere che si è messa contro il movimento? – si chiede – Ha detto che è a favore delle centrali nucleari? Ha votato un provvedimento contro il gruppo? Niente di tutto questo e allora? È incredibile. E poi Morra doveva essere il capogruppo di tutti, non mi sembra che lo sia. Aveva detto che siamo 53 fratelli. Bene, io non voto l’espulsione di mio fratello», attacca Battista, con una posizione condivisa da tanti parlamentari del Movimento. «Introduciamo nel nostro codice di comportamento il reato di parlare male di Grillo. Dai, ora stiamo davvero esagerando. Vorrei averlo qui di fronte a me Grillo e dirglielo – aggiunge: – di cosa parla la stampa da tre giorni? Perché non scrivi post sulle attività dei parlamentari? Non capisci che così oscuri il nostro lavoro?. Se vanno avanti così – insiste – è chiaro che c’è un pericolo reale di spaccatura del Movimento».

Più o meno dello stesso avviso anche il senatore del Movimento 5 Stelle Roberto Cotti, secondo cui “la Gambaro non sarà espulsa”. «Non condivido quanto detto da Adele, ma non per questo penso che debba essere espulsa», dice a Repubblica il senatore del Movimento 5 Stelle, aggiungendo che se non “l’unanimità comunque diversi tra i senatori del Movimento ritengono che non vada espulsa”. «Non sono un dissidente –  sottolinea – sono nel movimento e mi sento in linea con il movimento». Per Cotti nemmeno i deputati voteranno in massa l’espulsione: questa eventualità, precisa, “provocherebbe una rottura molto grave, quasi irrecuperabile tra i due gruppi”. Il senatore non vuole parlare dei post di Beppe Grillo: «Noi discutiamo in assemblea e non voglio che si alimenti un processo polemico. Parlate piuttosto delle cose che facciamo in Parlamento».

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