Vendola: Berlusconi come il fascismo, non può stare al governo
Nichi Vendola utilizza la ricorrenza del 25 aprile per innalzare steccati. E lo fa con una frase che infiamma il dibattito politico della giornata. “Il Cln era un luogo in cui convivevano diversità straordinariamente lontane – afferma – e per certi versi inconciliabili. Solo un soggetto non c’era: i fascisti”. Così, dopo le consultazione con Enrico Letta per la formazione del nuovo governo, il leader di Sel accosta l’antifascismo all’antiberlusconismo. “Ecco, se avessimo dovuto ispirarci a quella esperienza – osserva Vendola – erano altri gli alleati da cercare visto che il nostro tema è uscire dal ciclo del berlusconismo”. Altra equazione: regime berlusconiano uguale fascismo. Non stiamo qui a dilungarci sull’assurdità storica del paragone. Da un punto di vista politico quello di Vendola è il tentativo di riesumare la teoria dell’arco costituzionale che servì ai partiti della prima Repubblica per tenere ai margini e criminalizzare l’allora Movimento sociale. Un partito, il Msi, effettivamente erede della Rsi, laddove questo connotato è del tutto assente dal Pdl.
E nel Pdl c’è chi rifiuta sdegnosamente il paragone con il fascismo, come fa Elvira Savino, chiedendo alla presidente della Camera Boldrini di tutelare l’onorabilità dei parlamentari pidiellini. Altri riflettono sul significato politico delle parole di Nichi Vendola, legate all’idea di una supremazia morale della sinistra che è ormai del tutto ingiustificata e fuori dalla storia. In realtà è proprio Vendola a finire emarginato dalle larghe intese e a protestare con l’unica arma che resta a disposizione della sinistra radicale: l’antifascismo. Una tentazione troppo forte dinanzi al pericolo, del tutto ignorato, di andare fuori tema.