Roberta Lombardi, la grillina “circondata” dai nostalgici dell’antifascismo. Anche l’Anpi scende in campo
“Filofascista a chi?”. Prova ad allontanare da sé l’ombra del sospetto, Roberta Lombardi. Subito dopo essere stata scelta come capogruppo alla Camera del MoVimento 5 Stelle, si è ritrovata al centro di una bufera per le parole scritte a gennaio “sull’altissimo senso dello stato” del fascismo. Nessuna apologia, precisa, solo una “analisi
storica” sulla prima fase di un periodo da condannare. Ma le polemiche sul web non accennano a placarsi, con tanto di richieste di dimissioni. E agita ancor di più le acque la solidarietà che a Lombardi viene espressa da Forza Nuova. La capogruppo 5 Stelle “ha sperimentato sulla sua pelle la libertà di pensiero che vige in Italia. Dire quello che tutti pensano, ma pochi hanno il coraggio di esternare è vietato. Brava Roberta”, scrive su Facebook Forza Nuova, che ammette poi di voler così fare anche emergere “le contraddizioni folli del M5S”. Tutt’altri i toni di Casa Pound, che Lombardi sul suo blog ha definito formazione “razzista” e “sprangaiola”. “Da quello che conosco dei grillini – replica Simone Di Stefano – della democrazia hanno conservato solo i ‘mi piace’ su Facebook, la menzogna come strumento di lotta e l’aria fritta”.
Intanto, sulla piazza virtuale la capogruppo 5 Stelle è nell’occhio del ciclone. Lei si dichiara “allibita” di fronte alle “strumentalizzazioni” e precisa che il suo giudizio
positivo era riferito solo “al primo programma del 1919” del partito fascista, basato su “riforme sociali che sembravano socialiste rivoluzionarie e non certo il preludio di una futura dittatura”. Le critiche però non si fermano anche se il MoVimento 5 Stelle fa quadrato attorno alla sua esponente. Con messaggi di sostegno come quelli dei colleghi Maurizio Buccarella (“E’ la macchina del fango”) e Roberto Fico (“Nel nostro dna non c’è fascismo ma Costituzione”). Anche Jacopo Fo si spende per lei: “Ha detto una cosa condivisibile, che il fascismo all’inizio era un’altra cosa”. Si fa viva anche l’Anpi, che con il suo presidente Carlo Smuraglia si chiede “cosa si insegni a scuola e su quali fondamenta poggi la cultura di certi esponenti politici”.
Ma la lezione che si ricava da quest’ennesima bagarre che vede al centro il fascismo non è incoraggiante per l’intero Paese, incapace di emanciparsi da un passato che andrebbe storicizzato prima che demonizzato. Il fatto, poi, che venga usato il fascismo per tentare una forma di emarginazione culturale dei grillini la dice lunga sulla malafede della vecchia politica, incapace di riformarsi ma indisponibile a comprendere i fermenti nuovi che vengono dal Paese. La capacità di ascolto ha portato alla crisi della partitocrazia. Proseguire su questa strada non servirà a combattere Grillo, semmai a renderlo più forte.