Vendola minaccia querele ma non fornisce spiegazioni: la foto-scandalo rischia di costar cara alla sinistra

22 Feb 2013 11:54 - di Gloria Sabatini

Mascella irrigidita, sguardo accigliato, salivazione azzerata. Nichi Vendola è irriconoscibile. «A Panorama risponderò in Tribunale e sarà uno dei motivi per cui avrò una vecchiaia ricca e serena…». Di più non dice al giornalista che chiede spiegazioni sull’imbarazzante istantanea che lo ritrae a tavola con il giudice del Tribunale di Bari, Susanna De Felice, che il 31 ottobre scorso l’ha assolto dall’accusa di abuso d’ufficio.Per la prima volta al colto governatore della Regione Puglia viene meno la favella, «la chiudiamo qui», dice nervoso al cronista  minacciato di essere portato anche lui in tribunale se insiste. Pizzicato con le mani nel sacco, visto che aveva giurato di non aver mai conosciuto il magistrato e sfidato chiunque a provarlo, il leader di Sel non trova di meglio che minacciare querele a destra e a manca e parlare di macchina del fango da rottamare. A ventiquattr’ore dalla pubblicazione dell’istantanea che ha inondato la rete e la carta stampata non arriva uno straccio di chiarimento. Solo una piccola ammissione: «Si tratta di un compleanno del 2006. Io ero appena tornato a Bari da un anno. Arrivo e non conosco quasi nessun a quel tavolo». Per molto meno Oscar Giannino si è tolto dalla mischia chiedendo scusa. «Ai poeti, si sa, son concesse distrazioni o leggerezze e si può perdonare di tutto, anche una caduta di stile», punzecchia Il Foglio, «ma la bugia no. Nichi oltre ad essere un poeta è un uomo politico che predica trasparenza». E con quale rigore: a pochi giorni dall’assoluzione perché «il fatto non sussiste» (firmata dalla “misconosciuta” Susanna De Felice) il governatore, all’epoca in corsa per le primarie del centrosinistra di novembre, aveva annunciato alle telecamere che in caso di condanna avrebbe lasciato la vita politica e si sarebbe ritirato a vita privata. «Io sono una persona per bene ed è stato per me bere un calice amaro, questo processo, ma l’ho fatto per rispetto nei confronti della giustizia», aveva detto scoppiando a piangere il giorno della buona notizia. E adesso? Né lacrime né spiegazioni. Solo querele. E l’incubo di perdere voti, magari a favore di Grillo.

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