L’Espresso avverte: mai il Pd con Fini, resta sempre un ex missino…

15 Feb 2013 11:50 - di Redattore 92

«La strana coppia: Bersani e Fini alleati dopo le elezioni. Fantascienza? Neanche tanto». Così su Twitter l’Espresso presenta il servizio di Marco Esposito su una eventualità che toglie il sonno al segretario del Pd. Se manca la maggioranza al Senato Bersani dovrà allearsi con il Centro. Non solo con Monti e Casini, perché del campo dei moderati fa parte anche « l’ex segretario del Msi, l’ex alleato di Berlusconi. Il partitino di Gianfranco Fini, valutato attorno al 2 per cento, è uno dei tre che sostengono la candidatura di Mario Monti alla presidenza del Consiglio. Difficile immaginare che si possa arrivare a un accordo tra progressisti e moderati senza l’ex leader di Alleanza Nazionale; altrettanto difficile è immaginare gli elettori progressisti accettare di buon grado l’alleanza con chi ha sostenuto il Cavaliere per quasi venti anni». A questo punto il settimanale del gruppo l’Espresso riapre file che parevano cestinati. «Nell’immaginario del popolo di sinistra – osserva l’autore – Fini è l’autore della pessima legge sull’immigrazione (la Bossi-Fini ndr); Fini è l’ex missino che venti anni fa festeggiava la ricorrenza della marcia su Roma. E che, prima di cambiare idea, definiva Benito Mussolini “il più grande statista del secolo”. Senza dimenticare che il ruolo avuto durante il G8 di Genova del 2001 da parte del Presidente della Camera è ancora in parte da chiarire». Per dirla più chiaramente, «l’ex delfino di Almirante è insomma per il popolo democratico – che pure dai sondaggi sembra accettare un accordo con Casini e Monti – un confine da non oltrepassare, un limite invalicabile, un nome probabilmente non accettabile».

A suffragio di questa tesi l’Espresso cita, tra gli interpellati, Andrea Orlando. Per il responsabile Giustizia del Pd, in effetti, Fini «sarà un problema perché è espressione di una cultura politica che non è moderata. E non è una questione che può essere risolta dal fatto che esiste un cartello elettorale, peraltro eterogeneo». Un grosso problema, ma risolvibile facilmente, se a vincere sarà il centrodestra.

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