La nemesi delle monetine colpisce Mussari, l’uomo-simbolo dello scandalo Mps
L’ex presidente del Monte dei Paschi Giuseppe Mussari all’ingresso del Palazzo di Giustizia di Siena è stato accolto da un gruppo di contestatori. Oltre al lancio di monetine e alle offese come ‘ladro’, ‘buffone’ e ‘delinquente’, dalla parte opposta della strada sono volate anche alcune monetine, proprio come accadde a Bettino Craxi ai tempi di Tangentopoli. Nella ressa di cameraman, fotografi e giornalisti un operatore della Rai è stato travolto ed è finito a terra. Mussari è indagato per manipolazione di mercato, truffa, ostacolo alla vigilanza, falso in prospetto e da ieri anche per concorso in ostacolo alla vigilanza con l’ex capo dell’area finanza del Monte Gianluca Baldassarri, e l’ex direttore generale dell’istituto Antonio Vigni. Nel corso delle indagini l’inchiesta ha avuto ulteriori sviluppi e ora sono già tre i filoni che i magistrati seguono: oltre a quello principale i pm indagano anche sulla cosiddetta ‘banda del 5%’ che sarebbe stata guidata da Baldassarri (la scorsa settimana sono stati sequestrati circa 40 milioni di euro a lui e a tre brokers di una società milanese che sarebbero frutto di un’arricchimento personale) mentre il terzo filone è quello che riguarda le operazioni sui derivati, ed in particolare sul contratto stipulato con la banca giapponese Nomura che sarebbe stato ‘nascosto’ nella cassaforte di Vigni e trovato dai nuovi vertici nell’ottobre scorso.
La nemesi delle monetine, dunque, colpisce oggi uomini simbolo dello scandalo che imbarazza fortemente il Pd e che è costato a Bersani qualche punto percentuale nei sondaggi. Giuseppe Mussari, nato a Catanzaro e trasferitosi a Siena per studiare giurisprudenza, non è un dirigente del Pd ma i suoi legami con quel partito sono noti: è stato attivo nel Pci, poi nel Pds e infine nel Partito democratico, a cui nel 2010 – anno della fine della sua direzione di Mps – ha donato 100 mila euro (oltre ad altri 75 mila dell’allora vicepresidente di Mps, Rabizzi).