Berlusconi: abrogazione dell’Irap in quattro anni

12 Feb 2013 14:04 - di Redazione

«Alcuni imprenditori si sono tolti la vita per non aver potuto trovare i soldi per pagare le tasse». Nuovo affondo di Silvio Berlusconi contro il «governo dei cosiddetti tecnici» che in tema fiscale «ha seguito l’input dell’Unione europea» e in particolare della Germania. Nel corso del forum odierno con l’Ansa il leader del Pdl torna a parlare della riduzione dell’imposizione: «Noi pensiamo, come tutti sanno, che si possa e di debba ridurre la spesa pubblica per ridurre la pressione fiscale. Obiettivo è abbassare di un punto all’anno e di due punti la spesa pubblica. Pensiamo che sia prudente pensare che andando a lavorare in profondità si possano risparmiare 16 miliardi ogni anno». Il Cavaliere ricorda che «nel contratto del 2001 abbiamo realizzato quattro punti sui cinque del programma. Il nostro obiettivo è di arrivare ad un fisco che va dalle persone alle cose. In questo caso avremmo potuto varare le due aliquote dell’Irpef al 23% e al 33% , non si è potuto fare per una serie di motivi tra cui la grossa crisi venuta dall’America. Nel contratto del 2008 c’erano sei punti e li abbiamo realizzati tutti». Le prossime mosse? Innanzitutto annuncia di aver «già preparato gli ordini del giorno dei primi cinque Consigli dei ministri». Tra le priorità dimezzamento dei parlamentari, restituzione dell’Imu, pagamento debiti contratti dalla pubblica amministrazione nei confronti delle imprese. Ma tra gli obiettivi c’è anche quello di «voler abrogare interamente l’Irap in quattro anni». E non si dice «preoccupato per il debito». «La nostra ricchezza – dice – ci fa presupporre che non dobbiamo preoccuparci. Il debito giapponese è più alto del nostro, ma loro, come fanno anche altri paesi, hanno la possibilità a differenza di noi di stampare moneta». Quanto alla lotta dell’evasione fiscale, puntualizza che «il governo Monti con i blitz ha messo in crisi molti, soprattutto chi produce beni di lusso, ma ha raccolto meno di noi».  Poi parla della campagna elettorale e punta il dito contro il Pd: «I partiti non mi pare abbiano messo sul tavolo proposte significative. Avevo di fronte sei interlocutori di sinistra, l’altra sera quando ero in un programma su Raidue (Leader, ndr) , e ho domandato a loro tre proposte del Pd, nessuno ha saputo dirmi una sola cosa». Il giornalista gli chiede se alla fine sarà lui il premier. «In attesa che il presidente del Consiglio abbia più poteri, preferirei fare il ministro dell’Economia e dello sviluppo».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *