Ong e scafisti, quando Saviano inveiva contro i «populisti senza scrupoli»

3 Ago 2017 12:23 - di Michele Pezza

Che l’attacco sia la miglior difesa, è cognizione universalmente accettata. Che i giornalisti di Repubblica riescano a metterla in pratica più e meglio di tanti altri colleghi, è una verità disponibile per chiunque abbia tempo e voglia per sbirciare l’archivio del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari e confrontarne servizi e commenti sul ruolo delle Ong nell’opera di soccorso dei migranti nel Mediterraneo lì pubblicati in diversi periodi. Chi avesse la pazienza di farlo, si accorgerebbe che l’editoriale odierno a firma Carlo Bonini (“Buoni e cattivi di una catastrofe umanitaria”) fa letteralmente a cazzotti con il commento di Roberto Saviano (“I sospetti e la questione morale”) del 3 maggio scorso. Tra l’uno e l’altro è accaduto che la nave Iuventa, utilizzata dalla tedesca Jugend Rettet, una delle Ong che si è rifiutata di sottoscrivere il Codice di condotta con il governo italiano, è stata sequestrata dalla procura di Trapani dopo essere stata pizzicata in flagranza di inciucio con scafisti e trafficanti di uomini con tanto di foto, filmati e saluti finali. Un esito che suona come plastica conferma dei ripetuti allarmi lanciati nei mesi scorsi dal procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, e delle denunce politiche del centrodestra. Allarmi e denunce che Saviano aveva sdegnosamente rispedito al mittente puntando l’indice contro il tentativo di «infangare le Ong che operano nel Mediterraneo» da parte di «politicanti senza scrupoli» al solo scopo di far diminuire il flusso di donazioni in favore di «chi salva le vite in mare». La realtà, invece, è ben diversa. E se esistono Ong che fanno onore alle finalità umanitarie per le quali ottengono risorse e finanziamenti, ce ne sono altre, come la già citata Jugend Rettet, che non hanno esitato a trasformarsi in taxi del mare in combutta con scafisti e trafficanti. Ha certo ragione Bonini nell’esortare a non fare delle Ong la notte hegeliana in cui «tutte le vacche sono nere». Ma è un consiglio che per primo dovrebbe accogliere il collega di scuderia Saviano che il 3 maggio voleva invece farci credere che le «vacche» fossero tutte bianche immacolate. Se non per amore della verità, almeno per rispetto dei lettori di Repubblica.

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