
Il professore Corradini
Leucemia mieloide: a che punto è la cura per affrontare la malattia del cestista Polonara. Il punto dell’esperto
La lezione del campione: "Quante volte nella vita non apprezziamo le semplici cose. Dopo un tumore capisci invece cos'è il valore di ciò che hai"
Nel giorno in cui la Virtus Bologna potrebbe cucirsi sul petto il 17° scudetto della sua storia, la notizia che nessuno avrebbe voluto scrivere è arrivata come una fitta al costato del basket italiano: Achille Polonara ha la leucemia mieloide. La diagnosi è di quelle che gelano il sangue. Trentatré anni, due metri e cinque di pura energia, consumata sotto i canestri di tutt’Europa, è ora ricoverato al Policlinico Sant’Orsola Malpighi di Bologna, padiglione Seragnoli. «Andrà tutto bene», ha scritto in una storia di Instagram, disteso sul letto d’ospedale con un sorriso che, pur segnato dalla tensione, lascia trasparire la forza di chi ha già vinto una guerra e si prepara a combatterne un’altra.
Non era mononucleosi: il verdetto degli esami
La notizia – trattenuta fino a domenica pomeriggio, poi purtroppo confermata – spiega la sua assenza dalle ultime gare della finale scudetto contro il Brescia. Non era mononucleosi, come comunicato in un primo momento, ma qualcosa di più subdolo e insidioso. Una malattia che in Italia colpisce ogni anno circa quattromila persone nelle sue forme acute e croniche.
La voce degli esperti: guarire è possibile
Il professor Paolo Corradini, ordinario di Ematologia all’università di Milano, intervistato da Repubblica ha chiarito: «Oggi può essere curata, anche con successo. Le terapie sono molto migliorate e si basano non solo sulla chemioterapia, ma anche su nuovi farmaci non chemioterapici. In alcuni casi è necessario il trapianto di midollo osseo da donatore, soprattutto nei sottotipi più aggressivi. Ed è proprio la leucemia mieloide la patologia ematologica che porta al maggior numero di trapianti».