L’Unità ha le visioni. Meloni come il Mussolini del giugno 1940: “Vincere e vinceremo!”

1 Mar 2024 18:05 - di Vittoria Belmonte

Enfatizzare, avvelenare i pozzi, inquinare il clima. Risponde a questo scopo il titolo dell’Unità di oggi su Giorgia Meloni. “Vincere e vinceremo! Meloni sfida tutti e assalta il Quirinale”. E ancora: “Olio di ricino per Mattarella“. Una caricatura della realtà che offende innanzitutto i lettori della testata. Nel pezzo in cui si ricama sull’affermazione della premier – “pericoloso togliere il sostegno delle istituzioni alla polizia” – si cita addirittura il discorso di Mussolini del 10 giugno del 1940 sull’entrata in guerra.  Non è satira, ma dovrebbe essere giornalismo. E non è certo quello che segnaliamo oggi l’unico pezzo tendenzioso sul tema del rapporto governo-Quirinale.

Siamo in presenza di una sciatta propaganda finalizzata a eccitare le curve. Gonfiando a dismisura un clima di scontro già di per sé problematico. Con la singolare accusa, contenuta nell’articolo che segue il roboante titolo, al governo di voler assaltare il Quirinale. Ma tutto questo cincischiare nasconde l’obiettivo di demonizzare la riforma sul premierato per difendere l’assoluto immobilismo rispetto a una Costituzione irriformabile secondo il fronte che difende lo status quo. Un bizzarro ragionamento visto che la Costituzione contiene al suo interno – all’articolo 138 per la precisione – la possibilità di un iter di riforma della Carta fondamentale. Il che vuol dire che i padri costituenti non immaginavano che la Costituzione dovesse restare fissa, immutata, congelata nei decenni.

E veniamo a quel “Vincere e vinceremo!” attribuito a una premier che ha invece con molta serenità, insieme agli altri leader della coalizione di centrodestra, riconosciuto che quella in Sardegna è stata una sconfitta, una lezione sulla quale vale la pena di riflettere. Immagine che stride assai con quella di una “ducia” che imita il Duce storico. Al quale intendiamoci si continua a fare riferimento per puro conformismo ideologico, per pigrizia mentale, per un giornalismo in preda a bradipsichismo cognitivo. Il che non può comunque far ignorare un dato: chi aizza allo scontro, con impropri paragoni che rimandano al fascismo, si assume tutta la responsabilità di riportare l’Italia a tempi non proprio idilliaci già vissuti. Vi siete rimessi l’eskimo senza vergogna. E dovreste invece almeno provarne un po’…

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