L’intervista. Roccella: ancora aspetto che Schlein condanni chi mi ha impedito di parlare. Il femminismo? Se esclude non ha senso
Eugenia Roccella, ministro della famiglia, natalità e pari opportunità, non si capacita: “Su come si sta trasformando il femminismo dovrebbe nascere un dibattito, ma ciò non avviene”. E’ deprimente: dov’è finita la sorellanza? E dove il principio dell’inclusione della donna in quanto donna nelle battaglie contro l’oppressione? Femminista in passato, oggi sempre attenta a ciò che si muove attorno e per le donne, Roccella ha da poco promosso il progetto “L’Italia delle donne” – presentato lo scorso 8 marzo – che ha come finalità di coinvolgere i territori portando alla luce nomi femminili fino ad oggi sommersi, trascurati o dimenticati. Quest’anno saranno focalizzati tre ambiti: letteratura, arti teatrali, impegno civico.
E come sta andando?
Bene, il progetto è partito e ora bisogna farlo crescere. Io ci credo molto. Ci sono tantissime figure femminili interessanti e noi vogliamo, con questo progetto, che riemergano, che da ogni territorio tornino a venir fuori le donne importanti che ne hanno segnato la storia e la cultura.
Torniamo al femminismo. E’ morto, è vivo, o non sta tanto bene?
Diciamo che il rischio che corre il movimento donne con questa nuova tendenza del transfemminismo è quello dell’esclusione. Se tu escludi anche una sola donna finisce il senso stesso del femminismo. Che nasce dall’idea che essere donna implica una storia, una oppressione, delle forme di ingiustizia esercitate sulle donne in quanto donne. E’ stato un principio che noi con fatica abbiamo fatto passare perché all’epoca contava solo la differenza di classe. Ci rispondevano infatti: allora anche Marella Agnelli è oppressa? Sì, anche lei era oppressa. Infatti non a caso non era lei che guidava l’impero, ma era Gianni Agnelli. Oggi questo principio viene rimesso in discussione. Oggi il movimento delle donne non include ma esclude. L’ebrea no, la donna di destra no, hanno contestato persino Chiara Saraceno. Tutte queste no però il trans sì…
A proposito di contestazioni. Nelle università c’è agitazione. C’è un parallelo con i cortei contro la guerra del Vietnam?
No, il Vietnam interrogava direttamente i ragazzi americani che andavano a combattere. Qui invece c’è una scelta di campo molto parziale e questa cosa è cominciata dalle donne: ignorare gli stupri di Hamas del 7 ottobre e poi parlare delle palestinesi ma senza dire che Hamas le opprime perché non hanno diritti, devono solo fare figli, è assurdo.
Nelle università si impedisce il diritto di parola, come è accaduto al salone del Libro…
Quando io sono stata vittima del deplatforming la sinistra ha detto che andava tutto bene. Elly Schlein disse che il problema lo aveva la destra e che non tollerava il dissenso. E’ ovvio che queste minoranze si sentono fiancheggiate. E continueranno a impedire il diritto di parola. Andrebbero invece isolati con una condanna trasversale e compatta. Come avvenne con il terrorismo negli anni Settanta.
A Pioltello hanno fatto bene a chiudere per il Ramadan?
Non vorrei entrare nel caso singolo. Osservo che c’è in generale una tendenza rinunciataria, una tendenza che porta a non difendere le proprie radici, la propria cultura. A inseguire insomma quel complesso di colpa che porta l’Occidente a cedere alla cultura woke. Qui se difendi il crocifisso sei imputabile di non sufficiente laicità, però se difendi il velo va bene perché tuteli le minoranze. Questa è la tendenza.
Il cdm ha appena licenziato un ddl per tutelare i minori in affido fortemente voluto dal suo ministero…
Sì, lo scopo è semplicemente quello di avere le cifre a disposizione per capire l’andamento del fenomeno. Ovviamente parliamo di numeri e tutto resta rigorosamente anonimo. Questi numeri li hanno solo le Regioni, i Comuni e i tribunali. Noi abbiamo istituito due registri, in uno affluiscono i dati dei tribunali e resta presso il ministero della Giustizia. Un altro registro, presso il dipartimento per la famiglia, conterrà i dati di Regioni e Comuni sul numero di affidi, sul numero di case famiglia e sulla loro tipologia. L’obiettivo non è contrastare l’affido ma evitare istituzionalizzazioni improprie sine die.
L’accusa ricorrente delle opposizioni è che non avete fatto abbastanza per le donne e per i poveri. Come risponde?
Che è vero l’opposto. Noi abbiamo fatto politiche mirate sulla povertà infantile, sia con l’assegno unico per le famiglie numerose, che è stato aumentato del 50% sia con l’assegno di inclusione costruito sul fatto che ci siano in una famiglia persone minori a fragili. Tra l’altro i due assegni sono cumulabili. Abbiamo reso gratuito l’asilo per il secondo figlio. Del resto basta guardare i dati dell’ufficio parlamentare di bilancio che ha certificato che nel 2024 questo governo ha dato 16 mld di benefici netti alle famiglie. E ciò perché le nostre manovre sono state indirizzate proprio alle famiglie a rischio povertà.