Indro Montanelli: un grande pensatore controcorrente, che resta sempre attuale

29 Mar 2024 15:17 - di Alfredo Antoniozzi
Montanelli

Fra tutti i grandi pensatori e giornalisti del Novecento della nostra Nazione non ho mai avuto dubbi su chi sia stato il più grande. Seppure, parlo di un arco culturale non solo moderato, apprezzi tantissimo Pasolini, Longanesi, Prezzolini, Indro Montanelli rimane per me inimitabile.

Toscano, classe 1909, giornalista unico nella prosa e nello stile, dotato di una dignità incredibile. Aderì con entusiasmo al fascismo ma se ne staccò durante la guerra di Spagna. A differenza di tanti suoi illustri colleghi, Montanelli contestò il regime a cui aveva creduto mentre era all’apice, pagando con la radiazione dall’albo e l’isolamento e successivamente la condanna a morte da parte dei nazisti. Incontrò Mussolini una sola volta e in quella occasione il capo del governo gli fece i complimenti per un articolo in difesa del popolo ebraico definendo il razzismo, “roba da biondi”.

Era la firma di eccellenza del Corriere della sera, da inviato in Ungheria raccontò con coraggio che la rivoluzione dei ragazzi di Budapest aveva connotazioni comuniste. Scrisse libri di storia comprensibili e popolari. Uscì dal Corriere con l’avvento di Piero Ottone e la deriva a sinistra del giornale tradizionalmente borghese.

Fondò Il Giornale, coraggiosa esperienza per dare voce all’Italia anticomunista e fu salvato da Silvio Berlusconi che diventò il suo editore. Fu vittima di un agguato delle Brigate Rosse che gli spararono alle gambe e vergognosamente il Corriere non mise nemmeno il suo nome nel dare la notizia. Con Berlusconi, un editore definito magistrale da Montanelli fino allo strappo dell’ingresso in politica del Cavaliere, ci fu la rottura.. Anche lì il grande Indro confermò  la sua ossequiosa aderenza alla libertà. Montanelli era un uomo di destra liberale. Era soprattutto un anarchico conservatore come il suo maestro, Prezzolini. Mangiava poco, fumava poco, era sempre controcorrente. Ciclotimico, andava incontro e depressioni. Rifiutò la nomina a senatore a vita nel 1992 perché voleva fare solo il giornalista.

Era un uomo di una lucidità impressionante. Celebri alcune sue osservazioni (“La grandezza della Chiesa cattolica è quella di non credere in Dio” “L’unico posto in cui trionfava la meritocrazia in Italia erano i bordelli”). Amava tantissimo l’Italia e soleva dire che le più brutte delusioni non erano state le sconfitte ma la perdita di dignità della nazione. Era un amante della minoranza, perché considerava il pensiero di massa sbagliato. Eppure oggi ha meno onori di altri suoi colleghi. Che erano meno bravi di lui e che diventarono antifascisti il 25 luglio.

Alfredo Antoniozzi
Vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera

 

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