Gesto della “pistola” contro Meloni, lo studente non si pente e rilancia: sarà sospeso

21 Mar 2024 11:55 - di Augusta Cesari
Meloni pistola

La scuola valuta la sospensione massima, 14 giorni, nei confronti dello studente che martedì in Senato ha fatto il gesto della pistola contro la premier Giorgia Meloni. Il gesto ha lasciato il segno. Ricordiamo che si tratta di uno studente del liceo Righi di Roma, presente con la scolaresca alle comunicazioni del premier in vista del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo. L’episodio è stato denunciato dal presidente Ignazio La Russa, che in apertura di seduta aveva rivolto un saluto affettuoso ai liceali. Il ragazzo ha simulato uno sparo contro il presidente del Consiglio. Gesto “inaccettabile” stigmatizzato subito dal presidente del Senato La Russa e da FdI, a nome del quale Foti si era augurato che la politica prendesse le distanze. Non è avvenuto.

“Pistola” contro Meloni, lo studente: “Ho solo ripetuto un  gesto tipico di Autonomia Operaia”

Intervenne la preside del Righi, Cinzia Giacomobono, annunciando, appunto, un provvedimento disciplinare. E intervenne con delle scuse formali lo studente stesso autore della “bravata”. Parlando con il questore anziano di Palazzo Madama, Gaetano Nastri, il 16enne, si è scusato, chiarendo che il suo gesto è stato frutto di una emotività fuori luogo. Ma le sue parole successive sono state sconcertanti, in verità. «Ho soltanto ripetuto un atto tipico, che fu di Autonomia operaia», ha precisato lo studente del liceo Righi di Roma. Una spiegazione che non fa cambiare idea all’istituto vicino a via Veneto, scuola che vanta la vetta alle classifiche Eduscopio sugli istituti di eccellenza, ma che in queste ore ha ricevuto mail di accuse e minacce: «Come li formate questi ragazzi, vergogna!», hanno scritto mittenti sconosciuti. Si valuta una denuncia ai carabinieri, riporta il Corriere della Sera.

Gesto della pistola, minacce al Liceo: “Ma come li formate questi ragazzi, vergogna”

Intanto, sulla vicenda del Senato si è tenuto un consiglio di istituto straordinario e, lunedì prossimo il consiglio di classe deciderà la sanzione che sarà, come annunciato, molto severa. La preside Cinzia Giacomobono si dice «dispiaciuta, ma una punizione è necessaria». Infatti il sedicenne ha formulato scuse alquanto bizzarre. Anzi, dichiamo che ha rivendicato, se non l’atto, la sostanza:  “Questo non è un governo di santi e di bravi. E in Aula c’erano anche altri politici che in passato non hanno certo fatto il bene di studenti e cittadini”, ha sostenuto in una lunga intervista rilasciata a Repubblica. Il ragazzo, che si definisce “antifascista”, smentisce pure di avere mirato l’arma immaginaria nei confronti del presidente del Consiglio: “Era verso l’alto. Le immagini e la prospettiva possono ingannare. Non ce l’ho con lei in particolare”. Aggiungendo: «Se avessi fatto il gesto del pugno chiuso forse tutto questo casino non sarebbe successo».

“È stata una cavolata e lo riconosco. Non volevo minacciare nessuno”, ha detto il liceale. Si tratterebbe di una mossa “che ha radici precise di lotta, ma oggi non ha un connotato violento come invece poteva averlo in passato”. Pertanto, la sostanza è che non intende pentirsi ” di avere espresso la sua critica. Rimarca la sua avversione a questo governo (“che  non è un buon governo”) e ha annunciato che presto arriverà una lettera di scuse alle istituzioni e, in particolare, alla premier. Non ne anticipa il contenuto, solo la chiosa: “Con chiari saluti antifascisti”. Criticare e dissentire è ovviamente lecito. L’impressione è che lo studente non si renda conto che certi gesti e il richiamo ad Autonomia Operaia riportano a tempi bui che un ragazzo a 16 anni dovrebbe bandire dalla sua visione del mondo.

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