Fratoianni e Piccolotti. Belli, glamour e talmente comunisti che la mattina si svegliano e cantano “Bella ciao”
Fratoianni e Piccolotti, Nick e Eli. Sono la coppia più bella del mondo politico. E sono comunisti. Fabrizio Roncone ne è talmente convinto e deliziato che dedica loro un articolo spumeggiante di elogi esistenzialpolitici. Lui è un “Che del Salento”, dove ha lasciato molte “vedovelle”, un “Califano con l’eskimo”, un “onorevole gruppettaro”. Uno che sarebbe per “la piazza” e per “l’azione” e invece gli tocca fare il deputato (“Dio che fastidio…”). Indagando su Nick, si scopre pure che “da giovane, giocava bene a ping pong. È strepitosa, questa cosa. Anche Ernesto Che Guevara giocava a ping pong. Però meno bene di Nick, che partecipava ai tornei nazionali“.
Poi c’è Elisabetta Piccolotti, nativa di Foligno, rivoluzionaria ma elegante, scostante e fascinosa. E’ sempre Roncone che scrive. Che annota le origini di un amore nato sotto il segno di Marx. I due si conoscono “sotto le stelle di Genova, nei tragici giorni di quel G8: Eli aveva solo 18 anni, lui era già un capetto no global. La mattina si svegliavano e insieme cantavano Bella ciao, in corteo con la sciarpa sul naso per proteggersi dai lacrimogeni della polizia“. Commovente no? E non finisce qui. I due sono talmente bravi, sanno parlare talmente bene che i talk show se li contendono. Letteralmente. Lei stende tutti i maschi con la sua bellezza e con l’ardimento lessicale. Anche lui, testimone di una “fiammante avventura di buona politica”, farebbe duelli tv strabilianti. Fin qui Roncone.
Il segreto della formidabile coppia il Corriere non ce lo svela. Però non è difficile arrivarci con un po’ di logica: i belloni comunisti fanno solo polemiche. Zero proposte. Alzano l’asticella dello strillonaggio e i media gongolano. La visibilità arriva, la politica no. Ma che fa? Basta guardare il profilo Instagram di lei. Attacchi su attacchi su attacchi al governo Meloni. E poi urla e strepiti nel salotto tv di Floris il martedì sera. Sul suo profilo Piccolotti mette le foto dei ministri del governo Meloni in bianco e nero, possibilmente con sguardo truce, per far capire che non sono meritevoli di alcuna sfumatura cromatica. Che sono brutti e cattivi. E quando Libero ha eletto Meloni “uomo dell’anno” il commento di Eli era talmente cervellotico che non lo ha capito nessuno. Eccolo: “Presidente Meloni, ci sono solo due possibilità: la prima (improbabile) è che lei resti in silenzio su questa copertina per promuovere una cultura gender fluid, la seconda è che invece Lei stia avallando l’umiliazione di tutte noi, di tutte le donne che vivono in questo paese e che Lei dovrebbe rappresentare, permettendo che passi l’idea che il titolo di persona dell’anno possa essere attribuito soltanto ad un uomo”. Insomma secondo Eli le prime pagine di Libero le fa Giorgia Meloni.
Di lui poi esiste un campionario di vere e proprie perle di saggezza politica. Non si sa da dove cominciare. Le sue battaglie per le classi disagiate hanno lasciato traccia indelebile. Si va dalla battaglia per mettere sui caschi dei poliziotti un numero che possa identificarli alla protesta per il nome di Italo Balbo su un aereo dell’Aeronautica italiana. E poi ancora c’è l’accusa di razzismo a Ernest Renan, citato da Meloni, che nella cultura gruppettara di Nick diviene il “teorico della razza ariana”.
Altre perle meritano una menzione: la polemica contro il ricordo degli Alpini caduti in Russia, la richiesta di licenziare un dirigente scolastico che aveva esaltato il 4 novembre, il talebanismo ecologista (che anche la moglie dispensa a piene mani accusando il governo di “climafreghismo”) e poi le foibe, che vanno ricordate nella loro “complessità” e cioè premettendo prima dell’omaggio tutti i crimini dei nazifascisti. Quanto all’immigrazione, Fratoianni è chiarissimo nell’esporre la sua strategia: “Gli Stati europei si devono mettere lì nel Mediterraneo a fare ricerca e soccorso, non mettersi lì per impedire che le persone arrivino”. Insomma non aiutarli a casa loro ma andarli a prendere direttamente. Chiaro? Lui dice questo mentre la moglie va in tv a lanciare i suoi acuti contro Meloni che non ha fermato gli sbarchi come aveva promesso… Urlare, accusare, polemizzare, antifascistizzare ogni ricorrenza. Questo fa Elisabetta Piccolotti e questo fa Nicola Fratoianni. Il comunista che però sa giocare a ping pong come faceva il Che. Ma chi ce l’ha un comunista così se non noi? La classe operaia ringrazia sentitamente.