Non solo Ilaria Salis, Filippo Mosca detenuto in Romania: “Condizioni disumane, in cella tra ratti ed escrementi”

1 Feb 2024 18:44 - di Lorenza Mariani
Filippo Mosca

Non solo Ilaria Salis. nelle ore in cui divampa il caso della maestra italiana, apparsa legata mani e piedi in tribunale a Budapest. E in ore in cui il dibattito sul problema del rispetto dei diritti umani dilaga nelle aule di tutta Europa, i riflettori si spostano dall’Ungheria alla Romania e portano alla luce il caso di un altro detenuto italiano: quello di un 29enne di Caltanissetta, Filippo Mosca, che da fine aprile si trova nel carcere di Porta Alba di Costanza, in Romania. Una vicenda, che il legale e la madre del giovane oggi sono tornati a denunciare in tutta la sua drammaticità.

Non solo Ilaria Salis: il caso di Filippo Mosca detenuto in Romania

Il trentenne siciliano, condannato in primo grado a 8 anni e 6 mesi per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, è in cella in Romania da nove mesi. Una detenzione la sua, che oggi l’avvocato Armida Decina che lo assiste, ha descritto in tutto il suo potenziale da incubo. «Nella sua cella non c’era neanche il materasso e le condizioni igieniche sono scarsissimeè pieno di ratti e di escrementi», riferisce il Tgcom24 tra gli altri riportando le parole del legale di Filippo Mosca.

Filippo Mosca, la denuncia dell’avvocato e della madre: condizioni disumane

E ancora. «Al momento condivide 30 metri quadri con 24 persone. Siamo in attesa che lo trasferiscano perché é stato aggredito da un detenuto», prosegue l’avvocato entrando nei dettagli di un racconto dell’orrore che sembra essere diventata la realtà quotidiana del 29enne partito, come ha spiegato la madre del giovane, Ornella Matraxia, dalle colonne de Il Tempo, insieme «a degli amici per partecipare a un festival in Romania». Ad aprile, Mosca aveva deciso con alcuni amici di andare al festival di musica Mamaia, che si svolge ogni anno a inizio maggio nel teatro estivo di Costanza. Una vacanza che si è trasformata ben presto in un incubo, sia per il 29enne sia per la sua famiglia.

«Vive in una cella tra ratti ed escrementi»

Un incubo tuttora in corso. In Romania, dunque, Filippo «è stato arrestato con l’accusa di traffico internazionale e nazionale di droga dopo che la ragazza di un suo amico» – prosegue sempre la madre ricostruendo la vicenda – si è fatta recapitare un pacco contenente 150 gr. tra Marjuana, ketamina ed Mdma, «all’insaputa degli altri». Poi però «la polizia ha portato in caserma tutti, nonostante lei avesse dichiarato di essere l’unica responsabile, e che gli altri non ne erano a conoscenza».

Filippo Mosca, lo sfogo della madre: silenzio dalle istituzioni europee

Un viaggio nell’orrore di una detenzione vissuta in «condizioni disumane», denunciano avvocato e madre di Filippo Mosca, da ormai quasi dieci mesi. E che oggi prosegue nel silenzio delle istituzioni europee che, ancora in queste ore, la madre del 29enne è tornata a chiamare in causa rivolgendo un ennesimo appello. «Sono lasciata sola dalle istituzioni», dice la 55enne Ornella Matraxia, che abita a Londra. Poi aggiunge: «Il 12 febbraio c’è l’ennesima richiesta per i domiciliari, l’avvocato ha già scritto all’ambasciata. Non abbiamo nessuna garanzia che questa verrà accolta» spiega la donna. Ricordando che nei mesi scorsi aveva affittato «una casa a Bucarest per un periodo perché speravo che fosse possibile avere i domiciliari».

«Mio figlio è depresso e ha perso le speranze di avere giustizia»

E invece, non c’è stato fin qui nessun miglioramento sul fronte della detenzione. Anzi… «Parlare di disumanità non è un’esagerazione, mio figlio è depresso e ha perso le speranze di avere giustizia – ha dichiarato la donna nelle scorse ore –. Lì dentro sono trattati come animali, senza dignità umana. Le loro voci non contano, anche se si lamenta di episodi di aggressione – denuncia la madre di Filippo Mosca a Il Tempo – nessuno vede o sente, c’è un clima di grande paura. Mio figlio non riesce a mangiare e a dormire, le condizioni igienico-sanitarie sono inesistenti, è difficile convivere in 24 in una stanza fredda d’inverno e caldissima in estate». Difficile vivere, ribadisce a sua volta anche l’avvocato del 29enne, «senza acqua calda e senza la possibilità di consumare un pasto caldo». Difficile, sì. E sicuramente disumano.

 

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