Netanyahu: “Niente tregua, arrendersi alle condizioni deliranti di Hamas sarebbe un massacro”
Israele respinge la proposta di percorso presentata da Hamas per porre fine alla guerra a Gaza: con il ritiro dell’esercito in cambio del rilascio progressivo degli ostaggi su un arco di 135 giorni. A ufficializzare il no all’accettazione della proposta dei terroristi di Hamas da parte dello Stato ebraico è il premier Benjamin Netanyahu. «Arrendersi alle condizioni deliranti poste da Hamas ci porterebbe a un altro massacro. A una tragedia per Israele che nessuno sarebbe disposto ad accettare», ha ribadito Netanyahu il premier, nelle ore in cui in Israele è anche il segretario di Stato Usa Antony Blinken.
«Siamo sulla strada verso la vittoria completa», ha rilanciato Netanyahu, secondo cui la guerra sarà vinta «nell’arco di mesi». Nessun passo indietro, dunque, gli obiettivi per il governo e per l’esercito restano quelli definiti all’indomani del massacro del 7 ottobre, ha detto il premier: distruggere Hamas, riportare a casa gli ostaggi (ma tramite la «pressione militare»); e assicurare che Gaza non ponga mai più una minaccia per Israele. Netanyahu ha difeso l’andamento della guerra, definendo «senza precedenti» i risultati raggiunti dalla campagna militare. E ha reiterato l’intenzione di concentrare i combattimenti nell’area di Rafah non appena terminate le operazioni a Khan Yunis.
La città dell’estremo sud della Striscia è quella dove si trovano raccolti ormai quasi 2 milioni di palestinesi, la maggior parte dei quali rifugiatisi lì dopo aver lasciato e perso la propria casa. «Continueremo fino alla fine: non c’è altro soluzione al di fuori della vittoria completa». Non tarda ad arrivare la replica: le parole di Benjamin Netanyahu sono «una forma di spavalderia politica» e mostrano la sua «intenzione di portare avanti il conflitto nella regione». Lo ha detto Sami Abu Zuhri, alto funzionario di Hamas, dopo la conferenza stampa del primo ministro israeliano.