Ghali e Dargen candidati col Pd? La domanda che ridicolizza una sinistra sempre più a pezzi

16 Feb 2024 8:58 - di Annamaria Gravino
ghali pd

La faccenda un po’ fa ridere, un po’ fa riflettere: ogni volta che  voce esterna si affaccia nel dibattito politico in una certa direzione subito diventa non solo “icona”, ma anche papabile candidato della sinistra. L’ultimo caso è di questi giorni e riguarda Ghali e Dargen D’Amico e arriva a strettissimo giro rispetto al caso di Gino Cecchettin, papà della povera Giulia, il quale ha dovuto smentire anche per vie legali una sua eventuale candidatura col Pd.

Icone e possibili candidati: l’idea che la sinistra non possa che “ripartire da” qualcun altro

A un Giorno da pecora hanno chiesto a Debora Serracchiani se il Pd avesse intenzione di candidare i due cantanti finiti al centro delle polemiche su Sanremo. “Lo escludo, le liste europee sono cose serie e mi sembra proprio che entrambi facciano altro e anche molto bene”, ha risposto la deputata e membro della segretaria dem. Ora, non si può ignorare il carattere tipico della trasmissione, sempre sul filo più del faceto che del serio. Dunque, possiamo derubricare la domanda a battuta e infatti pure Serracchiani s’è messa a ridere. Epperò, come spesso capita, dalla risata si passa alla riflessione. Perché succede questo? Perché l’ironia su “la sinistra riparta da…” è diventata proverbiale? La risposta non può che essere una, ed è fin troppo banale: perché per riempire il vuoto politico che insiste da quelle parti basta che uno dica “una cosa di sinistra” o che possa essere rivendicata come tale, anche se spesso è solo mainstream.

Non una questione di visibilità, ma di identità

È una cosa buona che nell’immaginario collettivo si sia radicata un’idea simile? Lo è che la sinistra politica, anche quando esclude candidature, finisca sempre per corroborare questa percezione? Che di volta in volta adotti più o meno esplicitamente questo o quel personaggio, questa o quella persona che – magari suo malgrado – ha avuto la ventura di assurgere al confronto pubblico? Anche qua la risposta è semplice: no. Perché qua il tema non è solo quello di cercare una visibilità, che specie in tempo di elezioni torna utile a tutti. Ma di darsi un’identità attraverso la visibilità altrui.

La faccenda è diventata ridicola, ma c’è poco da ridere

Gira negli ambienti della destra una battuta su Elly Schlein, ripetuta con la stessa frequenza con la quale la segretaria del Pd si allontana dal senso comune, cioè spesso: “Che Dio la preservi sempre così”. Certo, in termini di consenso conviene. Ma quelle stesse persone che indulgono nell’ironia spesso lo fanno scuotendo idealmente, e certe volte anche fisicamente, la testa. Perché tutti sono consapevoli del fatto che non è un bene avere un partito leader dell’opposizione che ha la necessità di cavalcare icone estemporanee per definirsi o dare struttura a ciò che vorrebbe affermare. Per questo, anche se ormai la faccenda è ridicola, c’è davvero poco da ridere.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *