Pasta Rummo, Salvini visita lo stabilimento e scatta il boicottaggio social. Il patron: “Serve lo psichiatra”

22 Gen 2024 16:47 - di Federica Parbuoni
pasta rummo

L’ultima crociata del tribunale social è contro la pasta Rummo, azienda “colpevole” – è stato il verdetto – di aver accolto nel proprio stabilimento di Benevento il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che per giunta ha anche postato un video. E così su X è partita subito la tendenza #boicottareRummo, che per la verità si sta già sgonfiando: se si guarda la progressione dei commenti, infatti, si nota che moltissimi utenti hanno deciso di fare da scudo a questa eccellenza italiana, lodandone le qualità. “Le persone sane capiscono benissimo e continuano a comprare la nostra pasta”, ha commentato Cosimo Rummo, patron dell’azienda, che tra l’altro nel 2015 fu oggetto di una campagna di sostegno dopo che lo stabilimento fu travolto dall’alluvione.

Cosimo Rummo: “Sono venuti anche Gentiloni e Orlando. Non chiedo la tessera di partito a chi entra in casa mia”

Intervistato dal Corriere del Mezzogiorno, l’imprenditore ha dunque spiegato di non essere preoccupato, confidando nel buon senso dei più, ma si è detto ugualmente “senza parole” per la vicenda. “Il ministro delle Infrastrutture viene a fare investimenti a Benevento, chiede di venire a visitare lo stabilimento, non capisco cosa vogliano: dovevo chiudergli la porta in faccia? Non capisco. Tra l’altro – ha aggiunto – c’era anche l’ex sottosegretario Pd Umberto del Basso de Caro con la delegazione”. Non solo, anche in passato lo stabilimento Rummo di Benevento aveva ricevuto visite di esponenti del governo, dall’allora premier Paolo Gentiloni all’allora ministro Andrea Orlando. “Siamo un punto di riferimento nel Sud per l’eccellenza della nostra produzione, è un onore e un orgoglio poter accogliere le istituzioni”, ha rivendicato Cosimo Rummo, sottolineando che “io non chiedo la tessera di partito a nessuno quando entra a casa mia. Le aziende hanno un valore sociale. Io lavoro con tutto il mondo”.

La prova che “esiste un Mezzogiorno tutt’altro che figlio di un Dio minore”

“Non capisco che cosa contestino”, ha quindi aggiunto Rummo che a Simona Brandolini, che firma l’intervista e che riferiva come la contestazione fosse la presunta ostilità di Salvini nei confronti del Sud, ha risposto ribaltando il ragionamento. “Tanto più se fosse vero, visitando lo stabilimento si è reso conto che esiste un Mezzogiorno tutt’altro che figlio di un Dio minore”, ha commentato l’imprenditore, ricordando le eccellenze produttive del proprio marchio riconosciute nel mondo e rivendicando il profondo radicamento nel territorio del Mezzogiorno, dagli stabilimenti ai dipendenti. “Siamo la dimostrazione – ha spiegato – che il Meridione è efficiente e capace”.

Il boicottaggio? “Servirebbe lo psichiatra. Le persone sane capiscono e comprano la nostra pasta”

Quanto al tentativo di boicottaggio social, per spiegarlo secondo Rummo “servirebbe uno psichiatra”. “Non si parla delle cose reali, dei problemi dell’impresa, dell’economia”, ha proseguito, sottolineando che “è un mondo alla rovescia. Questa non è democrazia. Invece di occuparsi di temi seri. Io, per esempio, non trovo lavoratori”. “E noi certo non facciamo contratti in nero. Si entra con uno stipendio medio di 1700-1800 euro al mese”. Ma la pasta è di destra o di sinistra? “La pasta – ha ricordato Rummo – è l’alimento più democratico che esista al mondo”.

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