La sentenza di Sabino Cassese: “L’autonomia unirà di più l’Italia, la sinistra faccia mea culpa…”

22 Gen 2024 9:11 - di Marta Lima

La “sentenza” politica del professor Sabino Cassese, tra i massimi costituzionalisti italiani, lascia poco spazio alle interpretazioni e alle speculazioni della sinistra: “La riforma dell’autonomia differenziata dividerà l’Italia? Se si attua la Costituzione, che prevede la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni concernenti diritti civili e sociali da garantire su tutto il territorio, e il potere del governo di sostituirsi alle Regioni laddove la tutela di tali livelli non sia assicurata, ci si muove nella direzione di una maggiore unità nel Paese“, spiega Cassese, docente, autorevole giurista italiano, già ministro per la funzione pubblica nel governo Ciampi e giudice della Consulta, che oggi rilascia una lunga intervista al quotidiano La Verità.

Cassese promuove la riforma dell’autonomia differenziata

Cassese analizza a tutto tondo il progetto di riforma costituzionale all’esame del centrodestra e sul quale è in atto un difficile confronto con l’opposizione. E ironizza: “È stato proprio il centrosinistra a introdurre nella Carta il concetto di autonomia differenziata, che avvantaggerà anche il Sud. Propongo di adottare la formula del Pnrr per il Meridione: fondi condizionati al rispetto dei tempi, e sanzioni per chi non li osserva. Spaccature? Non sono sicuro e nessuno ne può essere sicuro, perché la decisione presa nel 1948, poi realizzata nel 1970, di costituire 15 Regioni a statuto ordinario, si è incamminata sulla strada dell’autonomia, e autonomia vuol dire differenziazione, tant’è vero che già oggi le leggi in materia di agricoltura sono diverse da una Regione all’altra”. Più dubbi Cassese li manifesta sulla tesi secondo cui l’autonomia favorirà la meritocrazia: “Purtroppo, il principio costituzionale del merito viene spesso violato in tutto l’ordinamento italiano e la proposta della cosiddetta autonomia differenziata non può contribuire a fare passi avanti in materia”.

I Lep e il rispetto della Costituzione

Il professor Cassese, in campo sanitario, ritiene che i Lep altro non siano che un’attuazione del dettato costituzionale: “Vi sono due articoli della Costituzione che li prevedono (116 e 120) e che furono introdotti dal centrosinistra e approvati con un referendum che si svolse nel 2001 con più di 10 milioni di votanti a favore e poco più di 5 milioni di votanti contro. Al centrosinistra ricorderei di cercare chi introdusse la cosiddetta autonomia differenziata nella Costituzione e cancellò dalla Costituzione la parola “Mezzogiorno”. Mentre al centrodestra ricorderei in che modo il tema della autonomia differenziata fu presentato intorno al 2016… Non tutto il Mezzogiorno è rimasto indietro… la formula migliore sarebbe quella del Piano nazionale di ripresa e resilienza, cioè quella della distribuzione di fondi condizionati a obiettivi e tempi di realizzazione, e accompagnati da sanzioni”.

Luci e ombre della riforma del premierato

Il costituzionalista non boccia neanche sull’ipotesi del premierato: “Darà stabilità di governo, consacrando il vincolo tra chi vince le elezioni e l’elettorato“. Se avvenisse contestualmente con l’elezione dei parlamentari, avrebbe il vantaggio di un voto che consacra non solo il presidente, ma anche una maggioranza. Poiché l’instabilità dei nostri governi dipende dalla scarsa coesione delle maggioranze di governo, questo avrebbe il vantaggio di consacrare il vincolo tra le forze politiche che raggiungano la maggioranza, dinanzi all’elettorato. Tanto per cominciare il disegno di legge costituzionale presentato dal governo stabilisce che l’esecutivo deve durare cinque anni». Qual è il principale difetto della riforma istituzionale che introduce il premierato? “L’articolo 4 del disegno di legge costituzionale, che regola il sistema barocco di sostituzione del premier eletto”, afferma ancora alla Verità.

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