No dei parenti delle vittime a Cesare Battisti: ha tempo per incontrarci. Dietro la richiesta i “permessi premio”
«È ancora presto per incontrarlo. Aspetti ancora un po’. Tempo ne ha»: così Adriano Sabbadin, figlio di Lino, il macellaio ucciso nel veneziano durante una rapina, sulla volontà di Cesare Battisti di incontrare i parenti delle proprie vittime nel percorso riabilitativo previsto dalla riforma Cartabia.
Condannato all’ergastolo per quattro omicidi e altri fatti di sangue commessi negli anni di piombo quando militava nei Proletari armati per il terrorismo, Battisti aveva iniziato a lavorare all’iter – previsto dalla riforma Cartabia – per chiedere di essere ammesso alla mediazione penale, che fa parte della giustizia riparativa per poter accedere ai benefici penitenziari e ai permessi premio. Lo scrive Repubblica in un articolo di Lirio Abbate.
Ora il trasferimento di Battisti dal carcere di Parma a quello di Massa ha interrotto l’iter che deve essere ripresentato. La procedura, consiste nel chiedere di incontrare i parenti delle vittime, i quali però possono rifiutare gli incontri con chi ha ucciso i loro familiari, ma già il solo fatto di aver intrapreso il percorso di mediazione può essere un elemento di valutazione da parte della magistratura di sorveglianza che decide se concedere benefici che consentono anche agli ergastolani di uscire dal carcere in permesso.
Cesare Battisti, condannato per la partecipazone a 4 omicidi: chi sono le vittime
«Ciascuno in piena riservatezza può fare quello che ritiene, ci sono le singole posizioni però non debbono influire in alcun modo sul decorso della giustizia. Non credo assolutamente al discorso che ci si debba rivolgere ai singoli per sapere cosa fare e come fare, c’è una giustizia ben precisa che ha stabilito delle pene specifiche per quanto riguarda Battisti e ovviamente noi seguiamo le disposizioni della magistratura. Le sconti tutte». Lo dice all’Adnkronos Roberto Della Rocca, presidente dell’Associazione italiana vittime del terrorismo (Aiviter), a proposito del progetto che sarebbe stato avviato da Cesare Battisti, terrorista condannato all’ergastolo per quattro omicidi, per chiedere di essere ammesso alla mediazione penale e che prevederebbe di incontrare i familiari delle sue vittime alla presenza di un mediatore. «Noi familiari non decidiamo niente, siamo in uno stato di diritto e la magistratura dispone», precisa.
Battisti ha commesso due delitti come esecutore materiale: quello del maresciallo di polizia penitenziaria Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978, e quello dell’agente della Digos Andrea Campagna, ucciso a Milano il 19 aprile 1978. E’ poi coinvolto nelle uccisioni del gioielliere Pierluigi Torregiani e del commerciante Lino Sabbadin, avvenute entrambe il 16 febbraio 1979, la prima a Milano e la seconda a Mestre.
Nella foto Alberto Torregiani e Cesare Battisti