Lollobrigida: “No al cibo naturale ai ricchi e sintetico ai poveri, vogliamo un mondo equo” (video)
Il governo Meloni non ama i Ricchi e Poveri, quando si parla di cibo e non di musica. La distinzione tra cibo doc e cibo sintetico, come aveva già spiegato ieri il premier italiano alla Cop28 di Dubai, non è ammissibile soprattutto se apre la strada a discriminazioni di carattere sociale ed alimentare, come qualcuno, a sinistra e nella Ue, ha intenzione di fare.
La carne sintetica, per esempio, non può essere la soluzione ai problemi della denutrizione, ha ribadito oggi a Pistoia il ministro delle Politiche Agricole e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida. “Con la carne coltivata si va verso qualcosa che ancora non si sa quanto faccia bene o faccia male e questo verrà verificato dagli scienziati. Ma nel frattempo sappiamo che se mancasse l’agricoltura, se mancasse l’allevamento i nostri territori verrebbero desertificati dal punto di vista sociale, lavorativo e ambientale ed è un rischio a cui non vogliamo andare incontro”, ha detto Lollobrigida parlando con i giornalisti a Pistoia a margine del convegno internazionale “I primi ecologisti. Il ruolo di agricoltori, allevatori e pescatori nel legame tra natura e sviluppo“, promosso dal gruppo dei Conservatori e Riformisti (Ecr) al Parlamento europeo.
Lollobrigida e la carne sintetica ai poveri…
“C’è poi una questione di carattere sociale: questo cibo non è per l’elite, questo cibo che vogliono fare in industrie delocalizzando laddove si pagano meno tasse e dove si rispettano meno i diritti dei lavoratori, è un cibo di qualità meno allettante del nostro prodotto che deriva da quello che l’animale mangia – ha spiegato Lollobrigida – Servirà a nutrire, dicono la nuova popolazione del pianeta, cioè i più poveri, mentre i ricchi continueranno a mangiare bene. Noi non ci arrendiamo a questa idea di divaricazione secondo il censo di quelli che possono avere qualità. Noi crediamo che i cittadini del mondo debbano avere diritto in prospettiva tutti alla qualità“, ha spiegato ancora il ministro.
L’agricoltura al centro dei progetti del Pnrr
“Abbiamo fatto la scelta di sostenere in maniera prioritaria l’agricoltura anche nella ridefinizione del Pnrr. Abbiamo oggi fatto passare un’azione di revisione del Piano in termini economici che porta gli investimenti sulla agricoltura da 3 miliardi e mezzo a 7 miliardi di euro, che sommato il piano complementare arrivano a 8 miliardi di investimenti. E’ una cifra che non credo negli annali, almeno della seconda Repubblica ma forse addirittura della storia repubblicana, in un anno solo non si è mai vista”. Questo piano, ha aggiunto il ministro Lollobrigida, “spero porti attraverso anche l’effetto moltiplicatore ad arrivare tra investimenti pubblici e investimenti privati a un impatto e a uno slancio per l’economia agricola che la rilanci e la renda allettante”.
Il governo Meloni e la visione dell’ambiente produttivo portata in Europa
Il ministro ha anche illustrato l’approccio non ideologico del governo Meloni al tema dell’ambiente. “L’Italia ha portato in Europa, in particolare, un concetto nuovo rispetto agli ultimi anni ma storicamente rappresentativo del mondo agricolo che qualcuno voleva far diventare nemico dell’ambiente. Negli anni si è pagato in Europa gli agricoltori per non coltivare, i pescatori per non pescare; invece c’è grande compatibilità, anzi un’imprescindibile compatibilità tra agricoltura e ambiente. Se uno guarda il territorio, si accorge che dove c’è l’agricoltura l’ambiente è manutenuto, protetto, gli effetti collaterali del cambio climatico sono meno drammatici. Noi in Europa abbiamo riportato questa visione”.
“Nell’ultimo Agrifish, cioè il consiglio dei ministri dell’agricoltura, l’Italia – ha ricordato Lollobrigida – ha promosso un documento, sottoscritto da Francia, Austria, Polonia, Romania e tante altre nazioni ed approvato da tutti e 20 ministri che sono intervenuti, in cui l’agricoltore torna ad essere centrale. Ovviamente questo deve corrispondere a investimenti adeguati per la Pac che metta in condizione di garantire il reddito agli agricoltori, perché la passione non basta per scegliere un’attività: bisogna parallelamente dare la capacità di proteggere la propria famiglia, il proprio reddito, la crescita economica della comunità nella quale si vive e ovviamente anche della nazione alla quale si appartiene”.
Procaccini: “Non ci arrendiamo agli ambientalisti da salotto”
“Il messaggio che vogliamo dare è che c’è una parte politica che non si arrende all’idea che coloro che nella natura vivono e lavorano siano i nemici della natura, come invece gli ambientalisti da salotto vorrebbero propinare. Sono coloro che nella natura ci vanno ogni tanto in vacanza e che vorrebbero dare lezioni di protezione della natura a chi nella natura ci vive e trae dalla natura stessa il sostentamento per la propria famiglia, magari da generazioni e generazioni”, ha detto Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti (Ecr) al Parlamento europeo, parlando con i giornalisti a Pistoia.
“Purtroppo al Parlamento europeo – ha sostenuto Procaccini – c’è stato un attacco sistematico a certe categorie come gli agricoltori ma anche gli allevatori, i pescatori e i cacciatori, che noi consideriamo custodi dei nostri boschi e delle nostre vallate. Il punto di fondo è che l’uomo non può essere considerato con le sue attività un pregiudizio per l’ambiente. L’esperienza ci insegna esattamente il contrario, cioè che è l’uomo che garantisce all’ambiente e anche al genere animale di poter continuare ad esistere nel tempo. C’è un altro punto di vista che vorrebbe espellere l’uomo dalla natura perchè lo considera nocivo”.
Da qui il messaggio del convegno promosso dal gruppo europeo Ecr: “E’ l’uomo con la sua capacità di manutenere la natura a consentirne la perpetuazione in maniera tale da conservarla per chi viene dopo – ha sottolineato Procaccini – Che poi è la ragione sociale dei conservatori: conservare ciò che di più bello hanno ricevuto dai propri padri per poterlo consegnare ai propri figli”.