Riforme, La Russa: “Il governo ha davanti 5 anni: saggio non correre. Il premierato dà più peso al popolo”

2 Dic 2023 19:18 - di Gigliola Bardi
la russa

Il cronoprogramma va visto sui cinque anni, perché il governo ha tutte “le carte in regola” per durare l’intera legislatura. Quindi, più che mettersi a correre per dare immediatamente seguito a tutte le riforme, è corretta la scelta di procedere passo passo, avviando un dibattito e concentrandosi in base alle priorità. A spiegarlo è stato Ignazio La Russa, intervenendo alla “Giornata del Riformista” a Napoli.  Credo che sia saggio il proposito del governo di non correre, di non dover soddisfare esigenze, dire diamo a qualcuno la riforma della democrazia diretta, all’altro la giustizia e all’altro l’autonomia”, ha detto il presidente del Senato, per il quale un atteggiamento di questo tipo “sarebbe un errore clamoroso”.

La Russa: “Il governo ha davanti cinque anni, sulle riforme saggio non correre”

“Ci sono cinque anni, questo governo ha le carte per pensare di durare cinque anni e io credo che, se al terzo anno non è avviata una riforma tra quelle nel programma, allora è corretto lamentarsi. Prima del terzo anno, i punti del programma non risolti sono una normalità”, ha ricordato La Russa, sottolineando che “è corretto invece aprire il dibattito”.

La scelta di iniziare dal premierato: “Dà maggiore peso al popolo”

“La prima riforma che si sta provando a fare, tra quelle importanti, è quella che dà al popolo maggiore peso, quella della democrazia diretta. Sarebbe un errore iniziare contemporaneamente qualcosa di più di una semplice apertura di dibattito sulla riforma della giustizia”, ha sottolineato La Russa, chiarendo che “non c’è da accelerare, c’è da iniziare perlomeno un dibattito attorno alle riforme”. “Sul premierato, se la conosco bene, Giorgia Meloni ha voluto scegliere la strada meno invasiva possibile dal punto di vista costituzionale”, ha poi proseguito il presidente del Senato, per il quale il premier “a ragione” ha pensato che è quella che “incide di meno di qualunque altra riforma di democrazia diretta sui poteri del presidente della Repubblica”. “È – ha chiarito – quella che mette meno di tutti la figura di una persona al comando”.

La Russa: “La Costituzione non ce l’ha data Mosè, si può anche immaginare di cambiarla”

L’alternativa a questa riforma, ha ricordato La Russa, è l’immobilismo, e dunque “che si resti così e vinca un partito con meno elettori” o che arrivi “l’uomo della provvidenza che governa con maggioranze arcobaleno”. Due scenari rispetto ai quali si può aspirare a “qualcosa di meglio, di diverso, che dia più garanzie di durata di governo, con un’autorevolezza più sicura, un rapporto più chiaro con il capo dello Stato e la capacità di governare meglio le coalizioni”. Del resto, ha scherzato La Russa, la Costituzione “non ce l’ha portata Mosè, si può anche immaginare di cambiarla”.

Meloni sulla magistratura? “Se guardiamo agli ultimi 30 anni, non posso che darle ragione”

Intervistato dal direttore del Riformista Andrea Ruggeri, La Russa poi si è soffermato sul tema della riforma della Giustizia. “È la più divisiva, basti pensare alle polemiche dopo le parole del ministro della Difesa. È bastato poco a scatenare l’ira di Dio”, ha ricordato, spiegando di ritenere, “da avvocato”, che “bisogna partire dalla lunghezza dei processi, sia civili che penali, un qualcosa che incide nella quotidianità”. Quanto al dibattito intorno ai rapporti tra governo e magistratura, alla domanda sulle parole di Meloni che chiarito che “non c’è uno scontro con la magistratura” ma il problema di una piccola parte di toghe che ritiene di dover contrastare i provvedimenti di alcuni governi che considera non in linea con una certa visione del mondo, il presidente del Senato ha risposto che “se guardiano gli ultimi 30 anni non posso che darle ragione”.

Gli assenteisti in Parlamento? “Ci devono pensare i partiti, FdI lo ha fatto”

Infine, La Russa ha parlato anche dell’assenteismo parlamentare, sul quale, ha chiarito, “più che il Parlamento, sono i partiti che dovrebbero pensare a delle regole interne di ricandidatura in base alle presenze”. “In FdI – ha rivelato – un paio di parlamentari non sono stati ripresentati perché non sufficientemente presenti nella scorsa legislatura. Probabilmente questo, che era un esempio piccolo, se viene generalizzato e allargato a tutti, FdI compreso, è il vero deterrente”. “Al vero parlamentare, nel 95% dei casi la prima cosa che gli interessa è la ricandidatura. Vanno pazzi per la ricandidatura”, ha concluso scherzando il presidente del Senato.

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