Giornata mondiale del diabete, l’allarme degli esperti: “Ora compare anche a 35-45 anni”
Camera e Senato aderiscono alle iniziative di sensibilizzazione per la “Giornata internazionale del diabete”, che ricorre oggi, martedì 14 novembre. Sia la facciata di Montecitorio sia quella di Palazzo Madama saranno dunque illuminate di blu, dal tramonto fino all’inizio della giornata di domani. Secondo le ultime stime dei sistemi di sorveglianza coordinati dall’Istituto superiore di sanità, le persone affette da diabete oggi, in Italia, sarebbero intorno ai 4 milioni, con una incidenza che varia molto in base all’età: se prima dei 50 anni resta sotto il 5%, dopo questa età sale rapidamente fino ad arrivare al 23% intorno agli 80 anni. Gli studi, però, evidenziano anche un trend di abbassamento dell’età nell’insorgenza della malattia di tipo 2, la forma più comune di diabete. “In passato era conosciuto come ‘diabete dell’anziano’ perché la sua comparsa era caratteristica dell’età più avanzata, sopra i 65 anni. Oggi rimane una patologia che aumenta con il passare del tempo, ma comincia a comparire con più frequenza anche a 35-45 anni”, ha spiegato Riccardo Candido, presidente dell’Associazione medici diabetologi (Amd).
L’allarme degli esperti: “L’età di insorgenza del diabete si abbassa sempre di più”
“Purtroppo stiamo vedendo un aumento di casi di diabete di tipo 2 persino in età adolescenziale, seppure non si tratta di una malattia frequente in questa fascia”, ha chiarito Candido, parlando con l’agenzia di stampa Adnkronos. Alla base dell’incremento, ha spiegato il medico, c’è “l’aumento di sovrappeso e obesità legati agli errati stili di vita, alla sedentarietà e a un’alimentazione ricca di zuccheri semplici e di grassi saturi, che determinano la resistenza all’azione dell’insulina”. “È da qui – ha sottolineato il presidente dell’Amd – che si arriva a questa forma di diabete”. “Insomma, sedentarietà e scorretti stili di vita stanno alla base della comparsa in età sempre più giovanile della malattia”, ha chiarito Candido, sottolineando che “l’epidemia di obesità e diabete è legata anche allo stato sociale. Questo fenomeno, infatti, si riscontra soprattutto dove la situazione socio-economica è più bassa: non a caso le periferie delle città sono le aree dove il diabete tende ad essere molto, ma molto più frequente”.
L’impatto delle condizioni socio-economiche sulla comparsa della malattia
Un dato confermato dallo studio dei sistemi di sorveglianza Passi e Passi d’Argento, coordinati dall’Iss in collaborazione con le Regioni. “Piuttosto stabile nel tempo – si legge nella relazione – la prevalenza di diabete si caratterizza per un gradiente geografico a sfavore delle regioni meridionali (fra gli ultra 65enni è pari al 25% nel Sud-Isole contro il 15% nel Nord e 18% del Centro) e da un importante gradiente sociale, a sfavore delle persone meno istruite o con maggiori difficoltà economiche; dopo i 65 anni di età la prevalenza di diabete, fra le persone che riferiscono di avere molte difficoltà ad arrivare alla fine del mese, raggiunge e supera il 30% (con una differenza di quasi 10 punti percentuali rispetto alle persone più abbienti)”. I principali fattori di rischio comportamentali sono “fumo, alcol, sedentarietà, scarso consumo di frutta e verdura ed eccesso ponderale”, esattamente come per la gran parte delle patologie croniche, come i tumori, le malattie cardiovascolari, le malattie respiratorie croniche. “Il diabete peraltro – prosegue l’Iss – è anche fortemente associato al rischio cardiovascolare, insieme a ipertensione, ipercolesterolemia e obesità”.