Diabete, in aumento gli italiani che ne soffrono: le conseguenze e gli errori da non commettere
Sono circa 422 milioni le persone nel mondo che soffrono di diabete mellito e 1,5 milioni i decessi direttamente attribuiti al diabete ogni anno. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, il numero delle persone affette da diabete è in costante aumento negli ultimi decenni. In Italia, in base ai dati Istat, il 5,9% della popolazione è affetto da diabete, pari a oltre 3,5 milioni di persone. La percentuale cresce con l’avanzare dell’età, fino a raggiungere il 21% tra gli ultrasettantacinquenni ed è generalmente più alta al Sud e nelle isole rispetto al Centro e al Nord del Paese. Il diabete mellito è una malattia cronica caratterizzata da un eccesso di zuccheri nel sangue, nota come iperglicemia.
Si divide in due forme principali: il diabete di tipo 1, che solitamente insorge in giovane età, e il diabete di tipo 2, spesso legato all’aumento di peso e allo stile di vita. Proprio quest’ultima forma è quella che fa registrare l’aumento più notevole. Il diabete è uno dei temi affrontati da Emanuele Bosi, primario dell’Unità di Medicina Generale a indirizzo diabetologico ed endocrino-metabolico all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
«Il nome diabete», ha spiegato Bosi, «indica il suo aspetto essenziale: l’iperglicemia, cioè l’aumento della concentrazione dello zucchero nel sangue. Sono tante le possibili malattie che causano iperglicemia ma le due più importanti sono tipo 1 e tipo 2. Dal punto di vista delle cause sono completamente diverse. Il diabete di tipo 1 è autoimmune, consegue alla distruzione delle cellule che producono l’insulina all’interno del pancreas. È una malattia che colpisce prevalentemente ma non esclusivamente bambini e adolescenti, potendosi sviluppare anche in età adulta o addirittura senile. Il diabete di tipo 2 invece è tutt’altra cosa: è sempre caratterizzato da iperglicemia ma è associato allo stile di vita, l’eccesso di alimentazione, la sedentarietà, il sovrappeso».
Cosa si intende per stile di vita? «Per quanto riguarda il diabete di tipo 1», ha detto, «lo stile di vita per quanto ne sappiamo non influisce perché ignoriamo quale sia la causa dell’autoimmunità. Per quanto riguarda il diabete di tipo 2, invece, è fondamentale. Per stile di vita si intendono essenzialmente l’alimentazione e l’attività fisica».
Attualmente quali prospettive ci sono per quanto riguarda i farmaci? «Parlando di diabete», ha spiegato, «il primo “farmaco”, che è in realtà un ormone, è l’insulina. Sono cento anni di storia dell’insulina, eppure continua a presentare aspetti di evoluzione tecnologica. È la terapia fondamentale del diabete di tipo 1, che si tratta soltanto con l’insulina. Invece il diabete di tipo 2, in una certa percentuale di casi, dal 20 al 30%, può a un certo punto necessitare dell’insulina ma prima ci sono altri farmaci. La terapia del diabete di tipo 2 oggi è diventata una delle più ricche perché nel corso degli anni l’armamentario terapeutico si è molto arricchito. Oggi ci sono indicazioni molto importanti che provengono dagli studi eseguiti negli ultimi venti anni che non ci suggeriscono soltanto quale farmaco usare per trattare l’iperglicemia ma rendono possibile una personalizzazione della terapia».
Per quanto riguarda il pancreas artificiale, Bosi ha ricordato che tra «la seconda metà degli anni ’70 e i primi anni ’80» era fisicamente «un macchinario grosso». Concettualmente – ha spiegato – «è uno strumento che legge in tempo reale il valore della glicemia e stabilisce quanta insulina deve essere erogata. Oggi è tutto integrato in strumenti indossabili di dimensioni modeste. Da un lato ci sono i sensori, piccoli dispositivi adesivi che misurano la glicemia in maniera costante, dall’altro piccoli erogatori e un algoritmo che riesce a fare interloquire i due strumenti».
Quali sono le conseguenze del diabete? «Il diabete mal controllato – ha evidenziato – espone la persona a una serie di complicanze croniche che possono colpire molti organi e apparati, l’occhio, il rene, i nervi e il cuore. Per esempio, la prima causa di malattia e morte nelle persone con diabete di tipo 2 sono le malattie cardiovascolari. È dimostrato che se il diabete viene ben controllato questo aumentato rischio si riduce. Per quanto riguarda il diabete di tipo 1, i tipi di complicanza a cui le persone sono esposte sono le stesse, anche se in questo caso l’elemento determinante è soltanto la glicemia. Nel caso del diabete di tipo 1, quindi, è fondamentale il controllo rigoroso della glicemia».
Quali errori più comuni commettono i pazienti? «L’aderenza alla prescrizione – ha affermato – è uno dei problemi. Quando parliamo del diabete di tipo 1, che colpisce in prevalenza bambini e adolescenti, il primo passaggio è l’accettazione della malattia. Nel caso del diabete di tipo 2 – ha concluso – il problema è la sottovalutazione». (ITALPRESS)