Expo 2030, riesplode la questione dei diritti. La rabbia di Luxuria: “A Riad sarà l’Esposizione dell’omofobia”
L’assegnazione a Riad dell’Expo 2030 riaccende con forza le critiche e gli allarmi sulla violazione dei diritti umani, che ne avevano già accompagnato la candidatura. In particolare, subito dopo il voto dell’Assemblea generale del Bie, che ha assegnato all’Arabia Saudita 119 voti, decretandone la vittoria al primo turno su Roma e sulla sudcoreana Busan, a far sentire la propria voce è stata l’Organizzazione europea saudita per i diritti umani (Esohr), una delle 12 Ong che nei mesi scorsi avevano scritto alla presidenza del Bie per chiedere l’esclusione del Paese arabo dalla competizione. E su X anche Vladimir Luxuria ha postato un commento amaro per la scelta di Riad come sede di Expo 2030: “Complimenti…”.
La denuncia delle Ong: “Riad vuole cancellare la sua immagine sporca di sangue”
La scelta di Riad come sede dell’Expo 2030, ha sottolineato Duaa Dhainy, ricercatrice senior libanese presso l’Esohr, “fa parte del tentativo da parte dell’Arabia Saudita di cancellare la sua immagine sporca di sangue”. “Questa esposizione internazionale, la cui missione dovrebbe essere quella di tentare di trovare soluzioni alle sfide che l’umanità si trova ad affrontare, fornisce all’Arabia Saudita una copertura per le sue violazioni, che spaziano dalle esecuzioni alla tortura, dalla repressione della libertà di espressione e della società civile, al nascondere le storie delle vittime della tirannia saudita”, ha aggiunto Dhainy, parlando con l’agenzia di stampa Adnkronos.
Luxuria: “Sarà l’Expo dell’omofobia, complimenti per la scelta”
Sul tema è intervenuta anche Vladimir Luxuria, soffermandosi in particolare sulla questione Lgbt e ricordando che in Arabia Saudita l’omosessualità è illegale e sanzionata con pene pesantissime: “A Riad si terrà l’Expo 2030: ovvero l’esposizione dell’omofobia”, ha scritto su l’attivista su X. “Accorrete nel Paese dove essere gay comporta il rischio di punizioni corporali fino alla pena di morte! Mettete il vostro padiglione in Arabia Saudita dove essere trans è un reato! Davvero complimenti della scelta”, ha proseguito Luxuria.
Scaccabarozzi: “Abbiamo imparato quali valori contano…”
Che il tema dei diritti e dei valori che li supportano non sia stato al centro delle considerazioni del Bureau International des Expositions lo ha sottolineato anche Massimo Scaccabarozzi, presidente della Fondazione Expo che unisce il sistema imprenditoriale di Roma. “Avevamo una proposta basata su una serie di valori, ribadita anche nella presentazione con Bebe Vio che ha fatto un discorso straordinario, ma abbiamo imparato che contano altri valori”, ha detto, commentando l’esito del voto e facendo riferimento al peso del “potere economico”.
Il tema della condizione della donna in Arabia Saudita
Bebe Vio, testimonial per Roma insieme ad altre due donne come Sabrina Impacciatore e Trudie Styler, nel suo discorso aveva parlato dell’inclusività di Roma, del fatto che la Capitale “mi ha dato una seconda possibilità come persona disabile e come donna. Le persone e l’inclusione sono tutto. Il cuore di Roma è quello che mi ha spinto ad andare avanti nella vita, a essere orgogliosa della città”. Dunque, aveva sfiorato in qualche modo anche un altro tema sensibile rispetto a Riad: la condizione della donna. Perché se è vero che il principe saudita Mohammed bin Salman, citato più semplicemente come MbS, ha aperto a numerose riforme, è altrettanto vero che le associazioni per i diritti umani continuano a denunciare la repressione delle attiviste che si sono battute e si battono per il miglioramento della condizione femminile, indicandola come sintomo del fatto che dietro i passi avanti ci sia più un interesse reputazionale del principe che una vera volontà riformista.