Urso a Gualtieri: “Bisogna pensare a risolvere la situazione dei taxi, non a fare cassa”

6 Ott 2023 18:00 - di Gigliola Bardi
taxi urso

All’indomani dell’approvazione del decreto Asset, che introduce norme per sbloccare la cronica carenza di taxi specie nelle grandi città, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, richiama categoria e primi cittadini alla ragionevolezza. Benché, infatti, la definizione del testo sia stata oggetto di confronto con l’una e gli altri, una volta arrivato il via libera sono arrivate lamentele e anche l’annuncio di uno sciopero per martedì 10 ottobre. “Ci siamo confrontati con i tassisti, abbiamo detto quali erano le nostre idee, abbiamo migliorato il provvedimento seguendo anche le loro indicazioni. E infatti il decreto è dell’8 agosto, e nessuno in quell’occasione ha dichiarato lo sciopero. Qualche sindacato lo sta facendo adesso, due mesi dopo, sulla base del voto del Parlamento, ma io mi auguro che tornino a ragionare come avevano fatto in precedenza, quando diedero di fatto il via libera al decreto”, ha detto Urso, ricordando anche che “io prima di fare il decreto ho parlato con il presidente dell’Anci De Caro, ho telefonato personalmente per due volte sia al sindaco di Milano sia a quello di Roma”.

Le lamentele di tassisti e del sindaco Gualtieri

I tassisti lamentano il fatto che al bando per le nuove licenze possano partecipare sia i privati sia le società, “e questo per noi – ha detto il segretario nazionale dell’Orsa, Rosario Galluccio – rischia di avvantaggiare le multinazionali”. Tra i sindaci, Roberto Gualtieri ha recriminato sul fatto che “l’onere del concorso straordinario ricade interamente sul Comune” e che “quel 20% di risorse che nella procedura ordinaria veniva destinato all’amministrazione comunale, nel caso della procedura veloce finisce interamente per i tassisti”. Insomma, pare che ciascuno guardi principalmente, se non esclusivamente, al proprio orticello, perdendo di vista il problema complessivo del disservizio quotidiano che vivono i cittadini.

Il Codacons: “Pronto a denunciare i primi cittadini che non attiveranno le procedure per l’aumento delle licenze”

E, non a caso, ad applaudire al decreto ci sono le associazioni dei consumatori, con il Codacons che arriva a dirsi pronto a denunciare quei Comuni che non si attiveranno per aumentare il numero di auto bianche in circolazione. “I sindaci delle principali città italiane dove si riscontra una grave carenza di taxi – ha commentato l’associazione – non hanno più scuse, e devono attivarsi per aumentare fino al 20% le licenze sul territorio. Se i sindaci delle città dove si registra una carenza di taxi non avvieranno le procedure per il rilascio di nuove licenze, saranno denunciati dal Codacons alle competenti Procure per i possibili reati di rifiuto di atti d’ufficio e interruzione di pubblico servizio”.

Urso richiama sindaci e taxi alla ragionevolezza

Sulla necessità di pensare a risolvere la situazione ha richiamato l’attenzione Urso, nel corso della trasmissione Diario del giorno, su Rete 4. Dopo aver auspicato che i tassisti “tornino a ragionare come in precedenza”, il ministro ha ricordato che “è indubbio che ci sia un problema di viabilità in alcune città, soprattutto a Roma, ma noi dobbiamo risolvere innanzitutto la situazione dei taxi e degli Ncc”. “L’ultimo concorso a Roma – ha spiegato Urso – è stato fatto 17 anni fa, nel 2006. Oggi Gualtieri dice ‘ma noi non possiamo, ci avete sottratto risorse’. All’epoca furono date 1.000 licenze in più con un concorso gratuitamente, il Comune rinunciò ad ogni incasso, e vi rinunciarono anche i tassisti, a cui spettava l’80%, per rispondere a una necessità. Ora, che si voglia far cassa oggi su un’emergenza a fronte di quello che sta accadendo nelle strade romane mi sembra sia francamente poco razionale. Quindi 1.000 taxi in più a Milano, 1.500 in più a Roma si possono avere in poche settimane”. “Inoltre sono rimaste le regole precedenti. Se un sindaco vuole seguire che non ha attuato sino ad oggi, perché francamente non è da oggi che la situazione si è aggravata ma da 7, 8, 10 anni in alcune città come Roma o Milano, lo può ancora fare”, ha concluso il ministro.

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